Fabbri, una passione che dura da cent’anni

Fabbri, una passione che dura da cent’anni

11 Novembre 2010 Off Di Pastaria

La redazione

Parlare con Giovanni Fabbri più che un confronto con un pastaio sembra una discussione con uno sociologo rurale. Tanta è la sua conoscenza in materia di storia e tradizione del cibo. Giovanni non è un imprenditore del settore della pasta, ma un vero e proprio cultore, che la pasta la produce.
A tarda sera fermate le macchine, salutati i collaboratori e chiuso il laboratorio, inizia per lui un’altra fase della giornata, non meno produttiva della precedente. è quella della verifica del lavoro fatto, di chiusura dei conti, ma anche di raccolta di informazioni e di studio che solo chi ha una grande passione per il prodotto può fare con una tale costanza.
Giovanni Fabbri non ama solo approfondire, per sua conoscenza, tutto quello che riguarda il grano e la ricerca scientifica nel settore cerealicolo, ma soprattutto rimestare tra cimeli di famiglia, vecchi documenti storici, letteratura in materia di lavorazione dei cereali. Non potrebbe essere diversamente. D’altronde è figlio d’arte e vanta un impegno plurisecolare dei suoi antenati in fatto di semole, farine e derivati. Sono passati più di 100 anni da quando suo nonno, il suo omonimo Giovanni Fabbri, in quel piccolo borgo nel cuore del Chianti, iniziò a produrre pasta. Da quando quell’uomo poverissimo avviò un laboratorio artigianale così come si faceva allora: dotato soltanto di un’idea, tanta passione e molti pochi mezzi. La sua tenacia però l’ha vinta, se dopo quattro generazioni l’impresa è ancora in piedi ed è oggi condotta da suo nipote e dai suoi due figli. [hidepost]
Quello che è stato fatto dal fondatore dell’impresa nel 1800 e precedentemente da suo padre che era titolare di un mulino, non è stato affatto vano. Resta oggi, a Giovanni Fabbri e ai suoi figli, un’esperienza e una tradizione produttiva come poche, messa a servizio di chi ama la pasta fatta in un certo modo. Resta un amore per il prodotto che si trasforma in eccellenti piatti che presentano la migliore faccia dell’Italia in tutto il mondo. Ma anche una quantità di documenti storici, di oggetti, di attrezzi e macchine ormai in disuso, che hanno consentito ai Fabbri di allestire un museo vero e proprio, visitabile da chiunque ne faccia richiesta. Uno spazio dove è possibile leggere documenti di due secoli fa, come l’atto di acquisto del terreno che Giovanni Fabbri nel 1893 fece con i soldi della consorte (non essendo permesso all’epoca alle donne di acquistare beni), oppure un ordine d’acquisto di semola al molino Borgioli risalente al 1955, a dimostrazione che il fornitore di farina è lo stesso da più di 55 anni! E se non fosse sufficiente, ecco emergere tra questi pezzi d’epoca una ricevuta per la vendita di pasta datata 1906, a firma del nonno di Giovanni, un libro matricola degli anni ’30 con i nomi di 4 dipendenti allora in forze in bottega e ancora degli stampi vecchissimi. Anzi, ormai antichi. E molto altro ancora. In questo spazio adiacente al pastificio si può rivivere storia, tradizione e usi non solo di una famiglia, ma di una regione intera  […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista [/hidepost]