La normativa europea sulla sicurezza e l’igiene dei prodotti alimentari è tra le più severe a livello mondiale. Le imprese sottostanno ad un regime rigidissimo, che implica l’impiego di tempo prezioso che viene sottratto alla produzione e all’organizzazione aziendale e che ha anche dei costi ingenti.
Negli ultimi anni l’Unione europea ha messo al centro della sua politica il consumatore e la sua tutela, soprattutto in campo alimentare. Questo tuttavia non è sempre stato sufficiente a salvaguardare completamente gli utenti e a proteggerli da una parte della classe produttiva – ridottissima, fortunatamente – che cerca di trarre profitto ai danni dei consumatori.
Purtroppo la disonestà di personaggi che non ci permettiamo nemmeno di chiamare imprenditori – poiché riserviamo questo termine a chi gode anche di una discreta levatura morale – porta periodicamente discredito su tutto il mondo produttivo con conseguenze nefaste per il comparto nel suo complesso.
Gli scandali alimentari che negli ultimi anni hanno riempito le pagine dei giornali, oltre ad avere effetti su migliaia di produttori onesti e capaci, hanno dato impulso, in ambito legislativo, all’emanazione di norme sempre più precise e severe in materia di sicurezza e igiene.
Il risultato è che la normativa europea rappresenta oggi un esempio a livello mondiale per la sua rigidità, ma anche che le imprese devono sottostare ad un regime severissimo, che implica l’impiego di tempo prezioso che viene sottratto alla produzione e all’organizzazione aziendale e che ha dei costi ingenti che ricadono sulle imprese e quindi sulla produzione sia in termini di gestione che di impostazione del lavoro. È inoltre il caso di aggiungere che la maggior parte di queste norme, pensate per la grande industria, vengono calate sulla piccola e piccolissima impresa senza alcuna differenziazione o accorgimento, senza tener conto del fatto che organizzazione interna, gestione, tempi di lavoro e disponibilità economica tra grandi e microaziende sono completamente differenti. Con risultati differenti per un tessuto produttivo, come quello italiano, dove la media dei dipendenti per impresa è sotto le cinque unità. br>Per favore fai il Login o