MOLINO GRASSI RISCOPRE I GRANI ANTICHI: IL GRANO DEL MIRACOLO

11 Ottobre 2013 Off Di Secrp

Molino Grassi, azienda leader nella lavorazione del grano tenero e duro e alla continua ricerca di grani eccellenti, biodiversi e biologici, ha iniziato a macinare una particolare varietà di frumento che non veniva più coltivato dagli anni ’20 e a rischio di estinzione, il Grano del Miracolo.

Dalla volontà di “custodire” la propria cultura alimentare e territoriale, è nata la collaborazione tra Molino Grassi e Claudio Grossi, agricoltore parmense che ha riscoperto alcuni grani antichi e scelto di credere fortemente nella produzione del Grano del Miracolo: un grano biodiverso, tenero e con un basso contenuto glutinico.

“Coltivare grani antichi signfica ritornare alla tradizione e valorizzare i processi produttivi di lavorazione di una volta; rispettare la natura e le piante, che lasciate al loro stato originario, sono più ricche di antiossidanti, proteine e minerali. – Afferma Silvio Grassi – Inoltre la percentuale di glutine contenuta in questi grani è inferiore, caratteristica da non sottovalutare in tempi di intolleranze alimentari sempre più diffuse”.

Nel laboratorio aziendale di Molino Grassi, il Grano del Miracolo, è stato analizzato, utlizzato e adattato per la panificazione sia professionale che casalinga. Infine è stato macinato e proposto al consumatore finale attraverso i panifici con l’intento di diffondere i principi di salvaguardia e tutela delle diverse qualità e del territorio.

Attraverso le analisi effettuate nei laboratori del Dipartimento di Agronomia, Animali, Risorse naturali e Ambiente dell’Università di Padova è emerso che il Grano del Miracolo contiene una maggiore quantità di fosforo (+43%), indispensabile per la salute dei denti e delle ossa e ferro (+25%), indispensabile per il trasporto dell’ossigeno a tutte le parti del corpo, rispetto ai grani moderni.

La produzione del Grano del Miracolo non è una pratica agricola standard ma una fusione tra la composizione morfologica del terreno, le condizioni climatiche e le caratteristiche della varietà. Questo è possibile poiché queste sementi non essendo sterili, permettono di anno in anno di essere selezionate e migliorate grazie alla naturale capacità di adattamento delle piante.

“Non si tratta di un ritorno nostalgico al passato ma un consapevole e scientifico guardare al futuro per non perdere quel patrimonio di biodiversità territoriale e varietale in nome di una sempre maggiore domanda e necessità industriale” – afferma Claudio Grossi.