Paste di Lucania

Paste di Lucania

2 Gennaio 2008 0 Di Pastaria

L’articolo ci parla, tra storia e varie curiosità, delle più tipiche paste della Lucania.

di Oretta Zanini De Vita

Tagliata fuori dalle grandi vie del turismo, la Lucania sembra una fetta di paradiso terrestre: paesaggi incontaminati, boschi, sconfinate distese di verde punteggiate qua e là da piccole pozze lacustri: se vi avventurate nei dintorni di Potenza vi sembrerà di essere in Svizzera! Se percorrete l’autostrada che va verso le Puglie, quando arrivate nel materano il paesaggio estivo si fa del colore dell’oro: un susseguirsi di colline dove si coltivano fra i migliori grani duri del mondo. Qui, in questa terra di nobili e importanti tradizioni alimentari la regina non poteva che essere lei, la pasta, oggi largamente diffusa e diventata un vero must della cucina del territorio.
La sua diffusione, anche nei ceti popolari, è cosa relativamente recente ed ha cominciato a diffondersi gradualmente a partire dell’Ottocento, per via del costo alto di un prodotto già a quel tempo di prima qualità. Se leggiamo infatti i dati riportati dalla statistica murattiana, redatta nel 1811 sulle condizioni socio-economiche del Regno di Napoli, i maccheroni – termine generico per indicare diversi formati, come vedremo più avanti – rientravano nella dieta quotidiana in molti comuni, naturalmente sempre utilizzata in minestre e zuppe di verdure. Erano dieta quotidiana anche nel capoluogo dove, dice l’importante documento, «si fa molto uso di maccheroni, che il popolo o fa da sé o le compera dai maccheronieri nel paese, che le fa de’ cattivi. I ricchi comprano quelli della costa di Amalfi. Si vendono, i primi, a cent. 66 e i secondi a lire una e cent. 10 il rotolo». Come si vede il vizio delle sofisticazioni è cosa antica! Agli inizi, l’attività dei maccheronai si concentrò nei centri maggiormente abitati e cioè a Muro Lucano, Ripacandida, Brienza, Tolve, Lagonegro, Tricarico e tanti, tanti altri. Difficile dire chi fossero questi imprenditori ante litteram, probabilmente si trattava di borghesi benestanti che in qualche modo dovettero prestare i fondi e magari anche i locali per dar modo all’operatore di aprire la sua piccola bottega, dove già si cominciava ad usare il torchio attraverso il quale si faceva passare il duro impasto confezionato con farina e […].