Pubblicità, anima del commercio

31 Marzo 2010 Off Di Pastaria

Tempi di crisi e di tagli alle spese. Ma gli imprenditori di oggi sanno quanto sia importante l’immagine e la comunicazione. Per questo, nonostante tutto, non risparmiano su questo genere di investimenti.

di Maria Antonietta Dessì

Chi smette di fare pubblicità per risparmiare è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo. Questo sosteneva Henry Ford già nella prima metà del secolo scorso, quando la pubblicità nell’economia non aveva ancora il peso che ha oggi. Quando ancora gli investimenti in promozione del prodotto non erano considerati una voce importante del bilancio aziendale.
Ma gli imprenditori di oggi non solo sanno quanto sia importante l’immagine e la comunicazione, ma ritengono che questo genere di spesa sia un investimento da realizzare con periodicità, al pari degli altri che normalmente si effettuano in impianti, macchinari e attrezzature. Come gli altri investimenti di cui non si può fare a meno e che sono elemento importante nel conto economico dell’azienda.
La tentazione, soprattutto in questo periodo di crisi è quella di tagliare su tutto, promozione compresa. Ma i più avveduti sanno che questo è l’errore maggiore che si può fare in un periodo di crisi come questo. Tirare i remi in barca quando è il momento di correre il più possibile sarebbe infatti un suicidio. La maggior parte delle imprese, soprattutto quelle più lungimiranti, adottano una politica a lungo termine che è proprio quella di continuare ad investire, per quanto possa essere difficile farlo ora. Molte Regioni e Istituzioni che operano nel campo del sostegno alle imprese finanziano ed erogano contributi per gli investimenti in promozione, così come fanno per gli investimenti strutturali. Si cerca quindi in ogni modo di continuare sul piano della promozione nonostante il momento di crisi.
Le aziende però non sono tutte uguali e va da sé che anche gli strumenti di comunicazione scelti siano differenti da caso a caso.
Le grosse imprese, per esempio, i pastifici maggiori e più noti, tendono a realizzare campagne immagine che abbiano un forte impatto anche sul consumatore finale. Sfruttano quindi canali importanti e di massa come le reti televisive o radiofoniche nazionali per generare un vero e proprio bisogno del prodotto, direttamente in colui che dovrà consumarlo. [hidepost]
Altre aziende invece, pur facendo numeri importanti, sia in termini di quantità prodotte che di fatturato, tendono a rivolgersi ai referenti commerciali della grande distribuzione organizzata, piuttosto che ai buyer di grosse catene di negozi specializzati o chiunque altro operi all’ingrosso e non al dettaglio. Ci sono poi imprese che realizzano cibi particolari come prodotti funzionali o biologici o altri tipi di paste speciali, che operano in un mercato ancora più specifico e che quindi realizzano una promozione più mirata e circoscritta.
Insomma, azienda che vai, pubblicità che trovi […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]