Cambio generazionale, sembra facile, invece…
11 Novembre 2010Ereditare un’azienda è una grande occasione, ma la staffetta da padre in figlio può essere più difficile di come si pensa. Chi ha fondato l’impresa è solitamente restio a lasciare le redini ad altri. Chi subentra invece non è sempre pronto a farlo. Soprattutto quando non c’è stata alcuna preparazione.
di Maria Antonietta Dessì
Quanto è forte il senso della famiglia per gli italiani? Tanto. Molto più che in altri paesi europei. Molto più che nei paesi anglosassoni e in quelli maggiormente industrializzati. Anche in un momento di crisi dei rapporti affettivi e personali (sempre più single, sempre più separazioni), la famiglia continua ad avere per i cittadini del Bel Paese, un ruolo ed un’importanza fondamentali.
Ci sarebbe da chiedersi cosa ha a che fare questo con la pasta. La risposta è presto data: la peculiarità principale dell’economia nazionale è l’elevatissimo numero di microimprese. Non grandi industrie, dunque, ma soprattutto piccole aziende, nella stragrande maggioranza dei casi, a conduzione famigliare. La caratteristica o l’anomalia – se così vogliamo chiamarla – del tessuto produttivo italiano è che spesso, anche a capo di grossi gruppi industriali, si trova una famiglia e quindi persone legate tra loro da rapporti personali. Le questioni economiche – già delicate di per sé – si intrecciano con altre completamente estranee all’azienda. Nell’impresa si sviluppano quindi delle dinamiche che in realtà sono nate fuori dalle mura aziendali e che poco hanno a che fare con le problematiche e gli interessi economici del contesto produttivo. I problemi di casa si portano quindi al lavoro e viceversa, la casa diventa uno degli ambienti dell’impresa.
I risultati non sono sempre negativi. è vero che talvolta in azienda si devono discutere questioni che con l’impresa non hanno un legame reale, ma è pur vero che in questi contesti normalmente si lavora senza contare le ore e l’impegno. Si punta al risultato finale senza tener conto delle energie spese. Si ragiona in termini che non sono esclusivamente economici. Si ama l’impresa come la propria casa, perché ne è un’estensione e spesso i risultati si vedono. Anche per questo molte aziende in Italia sopravvivono a momenti di crisi o continuano ad operare anche quando non ce ne sono le condizioni economiche. Tuttavia l’altra faccia della medaglia sono quelle situazioni citate che – trasposte dalla casa all’azienda – rischiano di comprometterne l’andamento.
Tra le situazioni difficili che possono venire a crearsi, una delle più difficoltose è quella del passaggio generazionale, che – sia chiaro – riguarda anche imprese non famigliari, ma che normalmente in queste genera problemi enormi su tutti i fronti. [hidepost]
Ereditare un’azienda è una grande occasione, ma la staffetta da padre in figlio (o figli) può non essere così semplice. La norma è che chi ha creato l’azienda sia restio a lasciare le redini ad altri, pur con le migliori intenzioni di consegnare l’impresa a chi promette di occuparsene. Anche quando si mostra con orgoglio l’imminente passaggio ad un erede, raramente chi ha avviato un’azienda e ci ha lavorato per decenni, è disposto a tirare i remi in barca senza fare alcuna resistenza. D’altro canto i giovani, pur portando una ventata di rinnovamento, non sempre sono all’altezza dei padri. Oppure hanno molto da imparare prima di condurre l’impresa da soli. Non è finita: ci possono essere problemi di convivenza delle due generazioni che hanno visioni diverse (momenti in cui la leadership è divisa tra vecchia e nuova generazione) o ancora divergenze tra i figli su chi assumerà il comando dell’azienda o sulla divisione dei ruoli […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]