Pasta made in Italy, export da primato nel 2012
11 Aprile 2014Il giro d’affari della pasta alimentare supera il tetto dei 2 miliardi di euro (+8% rispetto al 2011). L’estero è ancora una buona ragione per investire.
di Carlo Pisani
Anno boom il 2012 per l’export di pasta italiana. Con i consumatori più affezionati che restano in assoluto i tedeschi, davanti a francesi e inglesi. Anche se a correre sono soprattutto i paesi emergenti, grazie alla spinta di “big” come Russia, Cina e Brasile, dove le esportazioni hanno potuto sfruttare, l’anno scorso, l’onda di piena di una domanda in forte espansione.
I mercati esteri continuano insomma a rappresentare una buona ragione per investire. Lo sanno i grandi gruppi, così come le imprese di minori dimensioni, che guardano oltre frontiera ancora con grandi aspettative e fiducia.
D’altro canto spaghetti e maccheroni si vendono meglio, rispetto ad altri prodotti – anche dello stesso comparto alimentare – perché economici, molto richiesti e favoriti sul piano dell’immagine, del gusto e della moda. Soprattutto in quei mercati dove i potenziali sono tuttora inespressi e dove il numero dei consumatori di pasta, oggi ancora esiguo, è destinato a crescere a ritmi esponenziali, offrendo grosse opportunità di business per tutte le imprese del settore.
Il resoconto, seppure ancora incompleto nelle statistiche ufficiali (per chiudere il bilancio d’annata manca il mese di dicembre), dà la certezza matematica del superamento della soglia record dei 2 miliardi di euro di esportazioni.
Un superfatturato, raggiunto in passato solo nel 2008 (anno in cui i prezzi registrarono però un’impennata a causa dei violenti rincari del frumento), che incorpora negli ultimi 12 mesi anche il buon andamento delle spedizioni fisiche di pasta italiana.
I numeri, fino a novembre, attestano il giro d’affari oltre confine attorno a 1,9 miliardi di euro. Se a questa cifra si aggiungono i 170 milioni (almeno) di esportazioni attese per il mese di dicembre il risultato finale dovrebbe portarsi a quota 2,1 miliardi. Un assegno che corona il successo dei pastifici italiani, con un volume di esportazioni che si è spinto nel frattempo a un milione e 733mila tonnellate a tutto novembre, facendo segnare su base annua un incremento del 2,4%.
Il fatturato, come emerge dai dati, ha marciato a un passo ancora più accelerato, crescendo di un più robusto 7,8% rispetto al gennaio-novembre 2011. Una performance, quella monetaria, che incorpora, oltre all’aumento delle quantità esportate, un incremento dei prezzi di circa il 5%, con un chilo di pasta made in Italy venduto in media a 1,09 euro Fob (Free on board), contro 1,04 del 2011.
Quanto alle diverse tipologie, l’estero premia soprattutto le paste secche tradizionali. L’export (quasi un milione e mezzo di tonnellate nel bilancio di 11 mesi) ha potuto sperimentare un progresso di circa 3 punti percentuali, portando in cassa un miliardo e 360 milioni di euro, il 9% in più rispetto a un anno fa.
Al contrario tengono con una certa fatica le vendite all’estero di pasta all’uovo…
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