Consumi avanti adagio nel 2015

25 Febbraio 2015 Off Di Pastaria

Nel food si è chiuso per la grande distribuzione organizzata italiana uno degli anni peggiori in termini di fatturato. Il 2015 dovrebbe però segnare un’inversione di tendenza, in previsione di una crescita dello 0,4% delle vendite soprattutto a vantaggio dei prodotti freschi, dei punti vendita di dimensioni medio-grandi e, ancora una volta, dei discount.

a cura del Centro studi economici Pastaria

Più opportunità che rischi in questo 2015. Con una miniripresa dei consumi ormai dietro l’angolo. Un rimbalzo del più 0,7%, stimato da Coop-Nielsen, che oltre a smartphone e tablet potrebbe coinvolgere, seppure con minore slancio, anche il comparto alimentare.

A favore di una possibile inversione del trend negativo giocano diversi fattori: da una politica di bilancio pubblico un po’ meno restrittiva a un’inflazione che gravita ormai attorno allo zero (+0,2% nella media del 2014, in base ai dati provvisori dell’Istat). A dare impulso ai consumi sarà però soprattutto il recupero del potere d’acquisto delle famiglie italiane determinato dalla forte riduzione dei costi energetici, che avrà lo stesso impatto di uno sconto fiscale.

Nel food, spiega il Rapporto Coop su consumi e distribuzione (ora in versione completa dopo l’anteprima digitale rilasciata lo scorso settembre), si è chiuso per la Gdo (la Grande distribuzione organizzata) uno degli anni peggiori in termini di fatturato. Il 2015 dovrebbe però segnare un’inversione di tendenza, in previsione di una crescita dello 0,4% delle vendite soprattutto a vantaggio dei prodotti freschi, dei punti vendita di dimensioni medio-grandi e, ancora una volta, dei discount.

Per la pasta di semola il costo di produzione è destinato a salire almeno dell’8%, come conseguenza di un incremento all’origine del 40% delle quotazioni del grano duro. Un aumento dei prezzi al dettaglio rischierebbe però di frenare il consumo interno, che già non brilla e che potrebbe archiviare un’ulteriore battuta d’arresto. Si vedrà, anche se l’impatto crescente delle vendite in promozione terrà presumibilmente a freno i listini retail.

Da rilevare che se il mercato interno ristagna, l’export continua invece a registrare un andamento sostenuto. L’estero resta al momento la principale valvola di sfogo per il comparto, che oltre confine colloca ormai oltre la metà della produzione. [hidepost]

I dati Istat aggiornati al terzo trimestre 2014 certificano il ritmo sostenuto delle esportazioni di paste. Un più 5,3% rispetto al gennaio-settembre 2013, che ha proiettato le vendite all’estero sopra la soglia di un milione e mezzo di tonnellate.

Balza a quota 1,65 miliardi il giro d’affari, da 1,59 miliardi dell’anno precedente. In questo caso l’aumento è stato relativamente più modesto, del 3,7%, come conseguenza di una generale riduzione dei prezzi all’esportazione sperimentata nella media dei primi tre trimestri 2014.

Più paste italiane sia in Francia che in Germania, con progressi a volume attorno al 2%. A brillare sono però soprattutto le vendite in Regno Unito e Usa, dove l’export ha fatto segnare rispettivamente incrementi dell’11 e del 9 per cento su base annua. Frenano le spedizioni in Giappone, Austria e Canada, mentre aumentano a doppia cifra in Russia, Paesi Bassi e Belgio.

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