Pasta, i consumi in Europa

26 Marzo 2014 Off Di Pastaria

Le vendite di pasta nel canale moderno dei mercati top d’Europa: Germania, Francia, Italia, Olanda, Regno Unito e Spagna.

a cura del Centro studi economici Pastaria

Il ruolo crescente delle private label (i marchi del distributore) e le maggiori pressioni delle offerte promozionali attenuano, ma non evitano, la caduta degli acquisti di pasta in Europa.

L’ultima rilevazione Iri sulle vendite retail nel canale moderno (iper e supermercati, libero servizio e discount), restituisce nei top market del Vecchio Continente, rappresentati da sei paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito), una dinamica complessivamente negativa per le vendite di pasta, in un contesto generale che mostra invece un andamento positivo per l’insieme del food confezionato durevole, categoria in cui rientrano – oltre alle paste – riso, caseari, cibi in scatola, prodotti da forno, cereali, condimenti, salse, snack e ready meals (piatti pronti).

Per il gruppo dei paesi considerati Iri rileva, a livello di macro categoria dei durevoli, un aumento della spesa finale del 2,3% nell’anno mobile terminante a settembre 2013. Lo stesso confronto, con i dodici mesi precedenti, segnala invece una contrazione nell’ordine dello 0,6% per le paste, quantificando la spesa nei canali considerati attorno ai 3,8 miliardi di euro, corrispondenti a 3,9% della spesa totale del reparto durevoli, pari a poco meno di 99 miliardi di euro per il gruppo dei top market europei.

L’evoluzione generale, seppure negativa, indica un calo solo frazionale per le paste, che in termini assoluti hanno ceduto in un anno poco meno di 23 milioni di euro.

Una dinamica solidale con quella rilevata per altre referenze, come i ready meals, le carni in scatola o le conserve a base di ortaggi, che hanno però ceduto maggiori quote di fatturato, ma in netta controtendenza rispetto al fatturato retail dei prodotti da forno, delle conserve ittiche e degli snack, in forte aumento.

Nel dettaglio, non emergono particolari scossoni in Francia, dove le vendite annualizzate di paste nel canale moderno hanno totalizzato, a tutto settembre scorso, 723 milioni di euro. Da rilevare che sui circuiti distributivi d’Oltralpe l’incidenza delle private label e delle vendite promozionali si è leggermente ridotta. Mentre un sostegno ai fatturati l’hanno offerto i prezzi al consumo, che solo più di recente (negli ultimi 2-3 mesi) stanno mostrando una dinamica decisamente più attenuata, come nel resto d’Europa.

Da segnalare il pesante dietro front, sul mercato transalpino, delle vendite di pasta in scatola, un segmento che stando alle rilevazioni Iri ha sperimentato a volume una flessione del 18,6%.

Mercato con il freno tirato anche in Italia, dove gli acquisti di pasta in generale hanno subito su base annua una contrazione del 2,1%, scendendo, tra Gdo e discount, sotto la soglia di 1,7 miliardi di euro. Un andamento che trova in buona parte una spiegazione nella dinamica negativa delle vendite nelle regioni settentrionali. In valore assoluto – dettaglia ancora il rapporto – la flessione rilevata nel canale moderno si è tradotta in un minore incasso di 37 milioni di euro.

In termini relativi se in Francia le paste coprono però una quota di appena il 3,9% delle vendite riferite all’insieme degli alimenti confezionati durevoli, in Italia la stessa incidenza sale al 9,1%, con le paste in terza posizione nel ranking, dietro agli snack e ai prodotti da forno.

Al 3,4% l’incidenza di maccheroni e spaghetti sul mercato dei “durevoli” in Germania…

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