Problema credito

10 Luglio 2012 Off Di Pastaria

L’accesso al credito secondo i produttori di pasta.

la Redazione

«Chi ha bisogno del denaro specialmente quando non se ne ha, e si ha credito specialmente quando non se ne ha bisogno» (Moritz Gottlibe Saphir).
«Le banche non si possono tenere i soldi in cassaforte». Sembrerebbero parole di un imprenditore o del presidente di un’associazione datoriale, invece è Antonio Tajani a lanciare l’allarme. Qualche settimana fa infatti il vicepresidente della Commissione europea ha fatto questo appello, prendendo spunto dal rapporto della Banca centrale europea che segnala l’ennesimo peggioramento delle condizioni di accesso al credito per le Pmi.
Quello della concessione di mutui e prestiti da parte delle banche è ormai diventato un problema drammatico, a tutti i livelli. In un momento in cui si avrebbe bisogno di maggiore liquidità gli istituti di credito chiudono le porte ad imprenditori e famiglie. Morale: il denaro non circola, con tutte le nefaste conseguenze del caso. In questo quadro già di per sé nero, ci si mette anche lo Stato che oltre a persistere nell’aumento della pressione fiscale, ignora ogni regola di buon vivere pagando con mesi (o addirittura anni) di ritardo chiunque vanti un credito nei suoi confronti. Le deleterie conseguenze di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti.
Anche da CNA Veneto si precisa: «le banche continuano a sostenere che i loro finanziamenti a favore delle imprese siano aumentati nel 2011, mentre il 78% delle aziende lamenta una stretta creditizia peggiore di quella del 2008, anno shock dei grandi gruppi americani» e continua, dati alla mano: «negli ultimi tre mesi del 2011 i prestiti erogati alle imprese sono scesi dell’1,5% e nell’ultimo mese (dicembre 2011), la contrazione è stata del 2,2%. Lo scenario è ancora più preoccupante se si considera l’aumento del costo del denaro praticato alle imprese, in media lo 0,89% in più nel 2011 in vertiginosa ascesa anche nei primi mesi del 2012». Insomma, non si vedono spiragli a breve termine e in qualunque modo si concluderà questo ciclo economico si sono ormai determinati tali e tanti irreversibili cambiamenti che una reimpostazione integrale dei rapporti banca-impresa sarà un imperativo per tutti. La stessa Basilea 3 che all’inizio veniva considerata una semplice regolamentazione, ha aperto in realtà una nuova epoca. Per la banca si sono infatti imposte nuove politiche creditizie, soprattutto relative al contenuto e l’uso dei rating. Per le imprese invece è iniziato un lungo calvario di cui non si intravede la fine. Non bastava la crisi economica, alle Pmi viene richiesta una gestione molto più moderna delle relazioni con le banche: non è più ammessa alcuna leggerezza né alcuna approssimazione. Tanto più che lo stravolgimento dei rapporti ha coinciso con un momento di restrizione creditizia e di scarsa liquidità senza uguali perché si sono sovrapposti fattori esplosivi. [hidepost]
La cautela usata oggi dalle banche vede un accentramento dei poteri presso gli uffici centrali (anche per competenze che in passato erano attribuite agli uffici territoriali), che genera tempi di risposta biblici. Ad infinite ed estenuanti lungaggini che mal si conciliano con i tempi dell’impresa, si aggiunge il fatto che anche laddove la risposta fosse positiva, l’ammontare concesso è spesso inferiore alle richieste e va di pari passo con condizioni di restituzione severissime.
Si esprime così anche l’Ufficio studi Confindustria Padova e Fondazione Nord Est che ha condotto una ricerca tra le imprese sull’andamento del credito negli ultimi sei mesi. Nel complesso è difficile capire quanto derivi dall’inasprimento delle condizioni di offerta e quanto dalla debolezza della domanda effetto della recessione in atto. Il risultato è comunque che l’accesso al credito è più difficile per 3 imprese su 4. Anche per Confindustria le leve della stretta sono infatti diverse, vanno dal rifiuto del credito, all’inasprimento delle garanzie con frequenti richieste di rientro. A tutto questo si aggiunge l’incremento degli spread applicati dalle banche che implicano tassi più alti e prestiti bancari più cari negli ultimi sei mesi per quasi 8 imprese su 10 (78,4%).
Su questo tema ? che oggi contribuisce a scrivere una delle peggiori pagine della storia economica italiana costellata da suicidi, aumento della criminalità e incremento importante del ricorso all’usura ? abbiamo chiesto il parere di quattro illustri imprenditori della pasta. […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]