Balzo record nel 2010 per l’export di pasta italiana
12 Giugno 2011Sfiorata la soglia di 1,8 milioni di tonnellate. Ma i prezzi tengono ancora a freno il fatturato. Dagli emergenti il maggior contributo alla crescita. La Russia sorpassa Canada e Svizzera nella lista dei mercati di sbocco.
di Carlo Pisani
rimato storico, nel 2010, per l’export di pasta made in Italy. Ma la ripresa a doppia velocità dell’economia globale, con l’Europa più frenata rispetto al resto del mondo, ha limitato la performance nel mercato Ue, rafforzando invece il ruolo dei paesi emergenti.
Sulla base dei dati ancora provvisori dell’Istat le esportazioni di paste tricolore hanno sfiorato, l’anno scorso, la soglia di 1,8 milioni di tonnellate. Per l’esattezza un milione 793mila, dicono le statistiche, corrispondenti ad oltre 3 miliardi e mezzo di confezioni da 500 grammi, un risultato che ha superato di 21mila tonnellate il precedente primato risalente al 2007.
Su base annua il 2010 ha chiuso con una progressione delle vendite all’estero del 3,5%, che ha rafforzato il più 2,3% rubricato un anno prima. Una crescita, nel cumulato del biennio, di quasi 6 punti percentuali, che ha permesso di compensare abbondantemente la perdita di oltre il 4% sperimentata nei dodici mesi del 2008 a causa del forte aumento dei prezzi.
Sul fronte dei fatturati, dopo il boom di due anni fa, nel momento di massima tensione dei mercati, quando il prezzo del grano era balzato al record storico assoluto, i numeri hanno riproposto, l’anno scorso, l’andamento negativo già rilevato nel 2009 (-9,5%), seppure a un ritmo più attenuato. Una retromarcia dell’1,8%, quella del 2010, che ha trascinato il fatturato sotto la soglia di 1,8 miliardi di euro, allontanandolo ulteriormente dal picco di oltre 2 miliardi toccato nel 2008. [hidepost]
è stato ancora l’andamento dei prezzi, che hanno ceduto mediamente più del 5% tra il 2009 e il 2010, a lasciare un’altra impronta negativa sui ricavi. Con il valore unitario delle paste esportate – misurato dall’Istat con la clausola Fob (free on board), che al prezzo ex-fabrica aggiunge i margini commerciali e i costi di trasporto e di assicurazione fino alla frontiera nazionale del venditore – che si è ridotto in media a un euro al chilo, contro 1,05 del 2009.
Un prezzo che, nonostante […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]