Pane, olio e vino… per vendere la pasta
11 Settembre 2008di Maria Antonietta Dessì
I pastai italiani mettono in piedi importanti azioni di marketing in collaborazione con produttori di altri alimenti per promuovere la pasta nei mercati. Talvolta si opera sulla base di studi e dati specifici, in altri si naviga a vista, ma l’esperienza, soprattutto quella di gruppo, è sempre fondamentale
Le azioni di marketing che i nostri imprenditori realizzano, sono tanto originali quanto utili da conoscere e riteniamo debbano essere condivise tra operatori. Per questo motivo la redazione di Pastaria ha deciso di dedicare a questi aspetti ampi spazi e sempre maggiori approfondimenti. Abbiamo ritenuto importante parlare di marketing anche in questa rubrica e come per ogni numero, riportare le esperienze dei singoli, nei diversi territori. Andiamo quindi a verificare come i produttori – soprattutto i più piccoli – si organizzino sia al loro interno che all’esterno, per raggiungere i propri obiettivi commerciali.
La traduzione letterale di marketing è “piazzare sul mercato”. Questa scienza comprende tutte le azioni aziendali riferibili all’acquisizione di spazi e di vendita dei prodotti. Le declinazioni di questo termine sono pertanto legate alle modalità. [hidepost]
Oggi, in un sistema globalizzato come il nostro, anche le aree geografiche sono in competizione tra loro. Da qui nasce il marketing territoriale. Ma le varianti sono numerose e hanno tutte come obiettivo finale la vendita del prodotto. Talvolta imprese della stessa tipologia collaborano ed operano ad uno scopo comune. In altri casi si realizzano attività con imprese di diversa natura ma con le quali si può creare un’efficace sinergia. In altri casi un’azienda fa da volano per le altre e consente di imporre in un certo contesto, prodotti e servizi di una zona o di una certa tipologia. In un caso si parla di marketing collaborativo, nell’altro di marketing cooperativo. Gli espedienti sono numerosi e variano in ragione delle esigenze, dei mercati, del tessuto produttivo, delle occasioni che si creano e dell’estro di chi le costruisce. Ai pastai italiani la fantasia non manca neanche in questo caso. Molto spesso i limiti strutturali e organizzativi vengono quindi superati con un’adeguata politica di vendita e di promozione, pensata e studiata sulla base delle proprie possibilità e della propria struttura aziendale.
In generale la spinta all’aggregazione tra le imprese è fortemente sentita. Spesso porta a risultati negativi, quando è mal governata. Ma se ne sente sempre la necessità, come strumento importante per arrivare ad obiettivi commerciali comuni. Si rileva anche in quei territori e in quei contesti in cui l’unità tra le imprese non è una consuetudine. Le esigenze possono essere molteplici: dalla necessità di acquistare materie prime a prezzi più concorrenziali, a quella di presentarsi in mercati dove è richiesta una certa massa critica. Dall’aggregazione per l’ottenimento di un marchio collettivo o una denominazione europea, a quella che porta un intero territorio in un ambito commerciale dove le possibilità di vendita sono estese a tutti, proprio perché ciò che si propone non è un’azienda o un prodotto, ma un territorio […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista [/hidepost]