Pastificio Benedetto Cavalieri
31 Marzo 2010La redazione
Se si lascia la Nazionale, la strada, costeggiata da cespugli di capperi, si immerge nei boschi di olivi millenari. Siamo in Terra d’Otranto dove città e paesi sono disegnati nel bianco dalla pietra di Trani e dove le strade sono lastricate in lucide “chianche” di pietra. A Maglie, sede del pastificio Cavalieri, entriamo in un palazzo dei primissimi anni del Novecento, i cui muri trasudano art nouveau con vecchie infiltrazioni di barocco leccese. Entrando, però, ci accoglie, sottile e inebriante, il profumo della semola di grano e il rumore delle macchine al lavoro che ci distrae per un momento dalle levigate pietre di Trani che compongono i muri e i bei soffitti a volta. Qui nel 1918 il bisnonno Benedetto ha dato inizio ad una dinastia di pastai, aprendo un mulino e poi il pastificio che gli eredi, che alternano il nome di Benedetto e Andrea, portano tutt’oggi avanti con grande successo.
Andrea, l’ultimo rampollo, ci conduce attraverso il mondo della pasta che si va facendo: dall’impasto della semola di un incredibile colore dorato, alle tagliatelle e spaghetti che escono dalle grandi trafile, fino agli essiccatoi a bassa temperatura, veri gioielli della moderna tecnologia, mentre in una sala antica riposano in disuso i vecchi essiccatoi dalle pareti di legno. [hidepost] Siamo come in un museo di archeologia industriale nel pastificio Cavalieri, dove è percepibile il contrasto delle antiche macchine a riposo, vicino a quelle modernissime che lavorano […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]