Pasta italiana superstar: +5% le esportazioni
18 Febbraio 2013Per la pasta italiana +5% le esportazioni nei primi 9 mesi 2013.
a cura del Centro studi economici Pastaria
Si allunga la lista dei mercati di esportazione per le paste italiane. Nei prospetti dell’Istat aggiornati al 2013 se ne contano ormai più di 180, con il nocciolo duro ancora costituito dai paesi europei, seguiti da Nord America e Asia orientale, aree in cui il bilancio appare tuttavia meno brillante rispetto al passato.
Due le evidenze che emergono dai dati Istat aggiornati a tutto settembre 2013. La prima è la robusta espansione delle vendite all’estero, cresciute a volume del 5,4% e in valuta di quasi 4 punti percentuali se confrontate con i livelli dei primi nove mesi del 2012.
L’altro aspetto, forse ancora più significativo, è la graduale ma progressiva modificazione della mappa geografica dell’export di paste made in Italy. Il peso relativo dell’Unione europea, seppure ancora dominante, si è ridimensionato al 67% (la quota è rapportata all’intero ammontare delle spedizioni oltre confine). Di contro è aumentata l’incidenza dei paesi europei non Ue, grazie soprattutto al ruolo propulsivo della Russia. Adesso l’insieme di queste nazioni, che include l’importante mercato elvetico, ha raggiunto il 6,4% in termini di peso relativo, valore non molto distante da quello del blocco delle nazioni dell’Asia orientale (6,9%). Va detto, tuttavia, che proprio in quest’area “emergente” del globo l’export di pasta accusa a sorpresa una preoccupante flessione, riconducibile essenzialmente a un calo della presenza nell’unica nazione a economia matura, rappresentata dal Giappone, e da una crescita sicuramente sostenuta, ma non esaltante, nel promettente e ipercinetico mercato del Dragone.
Se si guarda alle performance di crescita, piuttosto che alle quote di mercato, emergono dalla lettura dei dati altri due interessanti elementi. Innanzitutto il solido (e ulteriormente rafforzato) legame con il Medio Oriente, altra meta strategica per i pastifici italiani, con Israele ancora protagonista tra le nazioni dell’area. Ma anche il volàno dell’America Latina, grazie ai più robusti acquisti brasiliani, balzati a 16mila tonnellate abbondanti, e al ritrovato vigore del Venezuela che, dopo il brusco stop del 2012, è tornato prepotentemente all’acquisto (la richiesta degli emigrati italiani resta la componente di maggiore stimolo della domanda locale) intercettando più di 10mila tonnellate di paste tricolore.
Resta marginale il ruolo dei paesi oceanici. Se l’Australia, che cresce, ma senza particolare entusiasmo, mantiene se non altro un ruolo di rilievo nel ranking dei mercati di destinazione, attestandosi in quattordicesima posizione, la Nuova Zelanda resta defilata, con volumi di importazione inferiori addirittura a quelli di micro nazioni come il Kuwait o il Montenegro.
Venendo ai grandi numeri, i prospetti statistici, che Pastaria è in grado di fornire attraverso un’elaborazione dei dati Istat, quantificano le esportazioni di pasta a poco meno di un milione e mezzo di tonnellate. Per l’esattezza, tra gennaio e settembre 2013 le spedizioni oltre confine hanno interessato un quantitativo di un milione e 467mila tonnellate, in crescita, come già evidenziato, del 5,4%. Se si guarda al dato monetario, l’enorme flusso di vendite all’estero, corrispondente ormai a più della metà della produzione nazionale di pasta, ha messo in moto un giro d’affari di poco inferiore a 1,6 miliardi di euro (+3,8% sul gennaio-settembre 2012), per un miliardo circa imputabile al mercato comunitario e per il restante importo ai paesi extra-Ue, con un ruolo di primo piano assegnato dalle statistiche al trio Usa-Giappone-Russia.
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