Grano duro, importazioni quadruplicate dal Canada
28 Febbraio 2015I primi nove mesi del 2014 registrano in Italia un balzo delle importazioni di grano duro.
Scarseggiano i grani di qualità nei silos italiani. Mancano i quantitativi e gli standard richiesti dall’industria molitoria e i volumi necessari a soddisfare i fabbisogni dei pastifici, che continuano a spingere sul pedale delle esportazioni, pur accusando qualche difficoltà di tenuta sul mercato interno.
L’allarme era già stato lanciato nei mesi scorsi dall’Italmopa, l’Associazione industriali mugnai d’Italia. Le conseguenze di una stagione molto critica sotto il profilo climatico si vedono adesso nei numeri, che documentano un maggiore ricorso ai grani duri di importazione. Una dipendenza dall’estero che ha caratteristiche strutturali, ma che varia in funzione delle annate e dei raccolti.
I dati ufficiali, desunti dagli ultimi aggiornamenti dell’Istat, certificano il fenomeno con un’impennata delle importazioni del 70% nel bilancio dei primi nove mesi del 2014.
Da un milione e 130mila tonnellate scarse, si è arrivati a sfiorare i 2 milioni di tonnellate di frumento duro importato. E la bolletta è balzata oltre la soglia del mezzo miliardo di euro, dai 344 milioni del gennaio-settembre 2013, facendo segnare una crescita del 51%.
Se si guarda ai soli grani candesi, che rappresentano il grosso degli acquisti della molitoria italiana, l’aumento è ancora più rilevante. In nove mesi gli arrivi da Ottawa sono quasi quadruplicati: erano 226mila tonnellate a tutto settembre 2013 sono balzati oltre 900mila tonnellate l’anno scorso in pari data.
Anche il Canada, in quest’ultima campagna, ha messo in conto un forte calo dei raccolti, determinato essenzialmente da un taglio delle superfici seminate. Gli stock sono partiti però da livelli elevati, seppure destinati a ridursi sensibilmente fino a giugno prossimo. Una prospettiva che ha fatto impennare i listini, con i prezzi che in pochi mesi sono arrivati a toccare in Italia punte di 400 euro per tonnellata.
Tornando alle importazioni, oltre ai grani candesi, a compensare i vuoti d’offerta nazionali hanno anche contribuito i frumenti statunitensi e messicani. Dagli Usa gli arrivi sono cresciuti, anno su anno, del 26%, spingendosi oltre 182mila tonnellate. Altre 116mila tonnellate sono state importate dal Messico, che un anno prima aveva invece azzerato le spedizioni in Italia. Dall’Australia, al contrario, le importazioni si sono più che dimezzate. Mentre in Europa hanno svolto un ruolo decisivo sia Francia che Grecia, rispettivamente con 270 e 211 mila tonnellate. Al contrario di Parigi, però, che ha confermato grosso modo i volumi dell’anno precedente, la Grecia ha impresso una forte spinta alle esportazioni trasferendo in Italia un quantitativo quasi doppio rispetto ai primi nove mesi del 2013.
Le importazioni di grano duro, al netto di esportazioni per un controvalore di soli 52 milioni di euro, hanno lasciato nei conti nazionali un rosso di quasi 470 milioni di euro. A distanza di un anno il disavanzo della bilancia commerciale è lievitato del 54%.
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