Caro-grano
10 Novembre 2010Gli aumenti del frumento sui mercati internazionali allarmano. Ma non sarà una riedizione del caro-grano del 2007-2008. Vediamo perché.
di Carlo Pisani
Che ci sia un po’ di apprensione per i rincari del frumento sui mercati internazionali è comprensibile, data la rilevanza del fenomeno. Ma agitare lo spettro di una riedizione della campagna 2007/08, quando l’arrampicata dei prezzi spinse i grani a livelli record, non trova un’oggettiva giustificazione negli elementi fondamentali. In una condizione in cui mercati mondiali risultano, comunque, ben approvvigionati, non fosse altro per l’elevato livello delle scorte di vecchia produzione. E in un contesto congiunturale in cui eventuali vuoti d’offerta dall’area del Mar Nero, Russia in primis, troverebbero un’adeguata compensazione nell’export di altri grandi paesi produttori, a cominciare dagli Usa e a seguire con la Francia.
Dietro gli aumenti, per lo meno quelli che hanno contraddistinto i listini all’inizio di agosto, ci sono stati, finora, elementi di chiara impronta speculativa. Protagoniste le piazze finanziarie di Chicago, Oltreoceano, e di Parigi, al di qua dell’Atlantico, dove il susseguirsi delle notizie sull’evoluzione dei raccolti di Mosca ha innescato quella raffica di rincari che ha rapidamente portato le quotazioni del grano oltre la soglia dei 200 euro per tonnellata.
Comportamenti, quelli degli operatori finanziari, che hanno comunque influenzato le trattative anche sul mercato fisico, dove gli scambi avvengono tra produttori/distributori e utilizzatori. E dove il fenomeno della ritenzione dell’offerta, più volte lamentato dall’industria molitoria italiana, ha svigorito sensibilmente la massa d’offerta, in piena campagna d’acquisto per l’approvvigionamento dei nuovi raccolti.
Al di là dei fattori contingenti, primo fra tutti la decisione della Russia di sospendere l’export di frumento fino a tutto dicembre (se non per l’intera campagna come annunciato recentemente dal primo ministro Putin, ma poi smentito dal presidente Medvedev), a seguito delle perdite causate dalla siccità e dagli incedi estivi, non si ravvisano al momento ulteriori elementi rialzisti, se non altro tali da giustificare ritmi di crescita dei prezzi analoghi a quelli agostani […] La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]