Extra-dazi del 107% sulla pasta italiana: intervento istituzionale assolutamente necessario per i pastai di Unione Italiana Food

9 Ottobre 2025 Off Di Pastaria

I pastai di Unione Italiana Food: “Ringraziamo il MAECI e l’UE per il sostegno. Un intervento istituzionale incisivo è assolutamente necessario per imprese, agricoltori, lavoratori e consumatori”.
Il provvedimento americano arriva a pochi giorni dal World Pasta Day (25 ottobre), la giornata mondiale ideata da Unione Italiana Food con International Pasta Organisation (IPO) per celebrare la pasta come eccellenza di Made in Italy nel mondo. Per questa edizione, il 21 ottobre si terrà a Roma un incontro con la partecipazione di Alfonso Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy), Francesco Lollobrigida (Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste), Paolo Barilla (Presidente di Unione Italiana Food) e Margherita Mastromauro (Presidente dei pastai di Unione Italiana Food).

di Unione Italiana Food

Roma, 09 ottobre 2025“Ringraziamo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Ambasciata italiana a Washington e la Commissione Europea per il sostegno e la solidarietà che stanno manifestando, contestando la metodologia adottata dalle autorità statunitensi. Come si è già detto in questi giorni, riteniamo che il provvedimento sia di misura sproporzionata e disancorato da valutazioni tecniche, con un conseguente impatto economico e reputazionale rilevante, dal momento che il mercato statunitense rappresenta circa il 10% delle esportazioni totali di pasta, per un valore prossimo ai 700 milioni di euro. Un meccanismo che rischia di travolgere l’intero settore con un impatto devastante per imprese, agricoltori, lavoratori e consumatori. Un intervento istituzionale incisivo è assolutamente necessario per difendere un mercato che rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy, senza tuttavia minacciare misure ritorsive”. Questo il commento di Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food (la primaria associazione in Italia per rappresentanza diretta di categorie merceologiche alimentari e tra le prime in Europa che, con i suoi pastifici associati, copre oltre il 75% di tutta la produzione di pasta italiana) al sostengo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e della Commissione Europea che hanno formalmente contestato la metodologia adottata dalle autorità statunitensi, in particolare l’utilizzo di adverse facts available e l’estensione automatica dei dazi alla cosiddetta “all others range”, ritenuti strumenti sproporzionati e non conformi alle regole internazionali.

La Commissione Europea, nella persona di Maroš Šef?ovi?, commissario Ue per il Commercio, ha contestato le risultanze della review, rimarcandone i vizi procedurali e la sproporzionalità delle misure adottate. Contestualmente, è stato attivato un meccanismo di monitoraggio congiunto UE-Stati membri per convogliare le segnalazioni del mondo produttivo. Anche l’Ambasciata italiana a Washington ha confermato il costante monitoraggio della procedura e l’impegno nel sostenere le aziende coinvolte, nonostante le difficoltà di interlocuzione dovute allo shutdown negli Stati Uniti.

Il provvedimento americano arriva a pochi giorni dal World Pasta Day (25 ottobre), la giornata mondiale ideata da Unione Italiana Food in collaborazione con International Pasta Organisation (IPO) per celebrare la pasta come simbolo della cultura italiana ed eccellenza di Made in Italy nel mondo. Per questa edizione, il 21 ottobre si terrà una presentazione alla presenza di Alfonso Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy), Francesco Lollobrigida (Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) e Paolo Barilla (Presidente di Unione Italiana Food) e Margherita Mastromauro (Presidente dei pastai di Unione Italiana Food).

Il sostegno delle istituzioni riguarda l’accusa di dumping rivolta dal Dipartimento del Commercio americano ad alcune aziende italiane e la conseguente imposizione di dazi del 91,74%, in aggiunta al 15% già in vigore, facendo salire l’imposizione complessiva sul prodotto a quasi 107%. Un livello tale da compromettere l’accesso competitivo al mercato statunitense per la maggior parte dei marchi italiani. Questo tipo di indagini non sono una novità, è una procedura usuale richiesta da alcune aziende concorrenti negli Stati Uniti che ogni anno prende a campione due aziende italiane. Il nuovo dazio potrebbe scattare da gennaio 2026.