Federalimentare: l’aumento dei prezzi sugli alimenti è inevitabile
18 Novembre 2021“Dobbiamo agire collettivamente e con il sostegno del governo”
Nel comparto food & beverage, alla luce dei rialzi dei costi energetici e del peso della pandemia sulla logistica, “l’aumento dei prezzi è inevitabile, ma va gestito collettivamente e con il governo”.
A sostenerlo, il presidente di Federalimentare , Ivano Vacondio, che aggiunge: “cerchiamo soluzioni condivise da tutto il comparto, colpito da questo tsunami già in atto”, raccogliendo così l’invito, rivolto ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione del settore alimentare, a sedersi attorno a un tavolo per discutere come gestire la situazione e valutare misure comuni da presentare al governo.
Gli aumenti, precisa il presidente di Federalimentare Vacondio, “non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie e tutt’altro che remunerative”.
L’allarme è supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del “food & beverage”: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7% che si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra le variazioni percentuali dei due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente.
La mancanza delle materie prime non è una bolla
“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo delle stesse a cui si aggiungono il costo esorbitante dell’energia e degli imballaggi, il caro noli e il caro container. La situazione è molto grave e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per questo chiediamo fermamente al governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori. Il rischio è una forte contrazione del mercato con gravi conseguenze sulle imprese soprattutto quelle meno strutturate e, in generale, sull’occupazione, con ulteriori riduzioni sulla capacità di acquisto dei consumatori” conclude Vacondio.