I tortelli di zucca
25 Febbraio 2008Le origini di uno straordinario tortello tipico di una terra resa fertile da acque e da nebbia.
di Oretta Zanini De Vita
Stilare una genealogia dei tortelli di zucca è questione fortemente a rischio di produrre guerre campanilistiche. Certo la tradizione colloca questi tortelli agrodolci nella vasta area della pianura padana che si raccoglie tra l’Oglio, il Po e il Mincio, dove la terra fertile si ingrassa con le fitte nebbie stagionali e il caldo del sole estivo; proprio qui, sonnolenta e circondata dalle acque è adagiata la gonzaghesca città di Mantova, dalla quale, vuole la tradizione, questo ghiotto tortello si sarebbe diffuso. E si fa presto a legare il suo sapore alle rinascimentali mense dei principi Gonzaga. Ma sarà proprio vero? A sostegno di questa tesi gioca il sapore agrodolce, tipico delle mense principesche del Rinascimento italiano.
Ma, anzitutto, di che zucca stiamo parlando? Della dolce Cucurbita moschata che i veneti chiamano suca baruca e che anche i ferraresi mettono nei loro tortelli con il nome di violina? O la cosiddetta zucca piacentina, detta anche marina o mantovana? Alcuni studiosi fanno provenire la Cucurbita moschata dalle Americhe, tanto che alcuni semi di questo grosso frutto della terra pare siano stati rinvenuti nel Nord America nella tomba di un capo indiano appartenente ad una tribù estinta con l’arrivo dei Conquistadores spagnoli alla fine del Quattrocento.
In Italia, fino al ritorno di Colombo dal suo proficuo e fortunoso viaggio, si conosceva solo la zucca Lagenaria, quella che, ben disseccata, i contadini del Medioevo portavano al lavoro nei campi piena d’acqua, che aveva la proprietà di mantenersi fresca e che, per la stessa ragione, troviamo in numerose rappresentazioni, appesa al fianco del buon San Rocco accompagnato dal fido cane che, solo, usava avvicinarlo per portargli come cibo una ciambella, mentre lui incurante del rischio, andava in giro a curare gli appestati […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista