Il volto “conservatore” dell’export di pasta alimentare
9 Luglio 2012Ancora modesto il contributo degli sbocchi non tradizionali. Nel Vecchio Continente perde quota il mercato tedesco, ma crescono Francia e Gran Bretagna.
di Carlo Pisani
Il più promettente tra gli sbocchi extra-comunitari, a giudicare per lo meno dai tassi di crescita delle esportazioni dell’ultimo decennio, è sicuramente il mercato cileno. Paese che l’anno scorso ha quasi raddoppiato gli acquisti di paste italiane e che da inizio anni Duemila li ha incrementati di oltre 20 volte.
Ma il principale contributo, tra le nazioni d’Oltreoceano, viene ancora dagli Usa, sbocco tradizionale anche se ormai maturo. Mercato che l’anno scorso è cresciuto di un altro 12%, ma che da inizio millennio ha ridotto le importazioni del 2,6%, scendendo dal 10 al 7 per cento di quota.
Vediamo più in dettaglio cosa propongono le statistiche sulle vendite di paste italiane, adesso che si dispone dei dati completi 2011.
Nel complesso, rileva l’Istat, le esportazioni hanno messo a segno una crescita del 3,6% rispetto al 2010, sfiorando in termini assoluti quota un milione e 857mila tonnellate. Ma le statistiche segnalano anche che, nonostante i progressi evidenti rilevati in alcuni paesi d’Oltremare, è ancora modesto il contributo dei mercati che potremmo definire “non tradizionali”.
Basti pensare che a tutto il 2011 la quota rapportata al totale delle esportazioni dei primi cinque sbocchi commerciali (in cui rientrano tra i “non europei” solo Usa e Giappone, mercati entrambi consolidati, e in cui figurano nelle prime tre posizioni Germania, Francia e Regno Unito) è rimasta ancorata attorno al 61%. Segno che non c’è stata una svolta significativa nelle rotte alternative, seppure con forti differenziazioni a seconda degli sbocchi commerciali, e che i mercati tradizionali continuano a rappresentare, in blocco, una sorta di zoccolo duro.
Vale la pena analizzare più in dettaglio l’evoluzione delle vendite nei cosiddetti Paesi emergenti, dove le condizioni attuali potrebbero riservare migliori sviluppi alle esportazioni.
Oltre al Cile, di cui si è detto, ma che figura solo in 24ma posizione nel ranking dei clienti nazionali, ad oggi i paesi che presentano il più alto potenziale sono sicuramente la Cina e il più vicino mercato russo. Al di là delle Grande Muraglia l’export di paste italiane ha fatto segnare nel 2011 [hidepost] un balzo in avanti del 65%. Ma da inizio millennio le vendite sono quasi decuplicate.
Verso Mosca le spedizioni sono invece cresciute in un anno di un buon 17%. Mentre il confronto con il 2000 restituisce un flusso di esportazioni di cinque volte maggiore.
Da rilevare che quello russo, nelle evidenze degli ultimi dodici mesi, è […] La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]