La sfoglia d’oro

La sfoglia d’oro

22 Dicembre 2009 Off Di Pastaria

La redazione

Sfoglia d'oro | Rivista sulla pasta Pastaria 18.jpgLa cittadina, sulle orme dell’antica rocca fortificata, scende a gradinate verso un golfo  dall’incredibile colore che sfuma tra il viola e lo smeraldo. Dovette essere facile approdo  per i commerci fenici e greci, che qui stabilirono un importante emporio per i loro traffici. I musulmani, in seguito, la chiamarono Al Madarig, castello sul mare, oggi è Castellammare del Golfo, ad un tiro di schioppo da Trapani e dall’antica Segesta che qui aveva il suo porto commerciale. Oggi, turisti di tutto il mondo affollano la sera i suoi ristoranti lungo il mare dove non mancano mai nei menù le particolari paste della tradizione, qui confezionate con una straordinaria qualità di grano duro dal colore dorato: soprattutto la busiata, una sorta di corto fusillo arricciolato, le cortecce, trascinate sulla spianatoia con quattro dita, e i maccheroni che ancora le donne ottengono arrotolando un piccolo gnocchetto di impasto attorno ad un sottile stelo di una paglia particolare che si raccoglie nella campagna all’intorno.

Qui, risalendo vicoli stretti e stradine ombreggiate siamo arrivati al negozio e laboratorio de La sfoglia d’oro. Intorno ci accoglie un profumo quasi dimenticato di grano appena macinato e i titolari Giuseppe Buffa e la moglie Carmela ce lo mostrano con orgoglio nei sacchi aperti pronti per essere affidati alle macchine della Pama Parsi Macchine che arredano il laboratorio. [hidepost]
Il signor Giuseppe, dal bel sorriso accattivante e aperto, ha fatto i suoi capelli brizzolati in trent’anni di attività nel suo laboratorio di pasta. Ha cominciato nel 1980, facendo una scelta oculata: In Castellammare non esistevano maccheronai. La gente la pasta la faceva ancora in casa (come molti anche oggi), ma l’esigenza  si faceva sentire tra le famiglie di chi lavorava fuori città o rientrava frettoloso dal lavoro per preparare il pasto. E Giuseppe, con l’aiuto della moglie, li accontenta tutti e, si deve dire, i clienti, abituati da secoli ad una perfetta pasta casalinga, sono molto esigenti: non si transige sulla freschezza del prodotto e c’è anche chi, prima di acquistare, prende tra le dita un maccheroncino, lo spezza, lo odora e stabilisce poi di comperare. In un habitat del genere il prodotto non può essere che di primissima qualità  […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista [/hidepost]