L’Italia vara i futures sulle commodity agricole
18 Febbraio 2013Borsa Italiana inaugura la piattaforma Agrex: si parte a gennaio con il grano duro
di Carlo Pisani
Con qualche ritardo sulla tabella di marcia, il 2013 segnerà per l’Italia l’avvio delle contrattazioni sul mercato future delle commodity agricole.
Il battesimo avverrà a gennaio. E il primo prodotto ad essere scambiato sarà il grano duro, materia prima utilizzata dall’industria pastaria, che in questi ultimi anni, insieme ad altri cereali (frumento tenero e mais in particolare), è stato oggetto di ricorrenti e accentuati fenomeni di volatilità dei prezzi sui mercati internazionali.
Offrire dunque uno strumento di gestione del rischio alle imprese, sia produttrici che utilizzatrici, e contribuire efficacemente ad attenuare la volatilità dei listini sono i due obiettivi che Borsa Italiana punta a conseguire con il lancio di Agrex, diminutivo di Agriculture Exchange, il nuovo segmento del mercato dei derivati, sul quale verranno negoziati i futures sul grano duro.
Si tratta di un comparto che vede l’Italia ai primi posti nella classifica dei produttori mondiali, guidata solitamente dal Canada. Ma di modesta rilevanza sul piano fisico anche su scala globale, con un’offerta dimensionata attorno ai 35 milioni di tonnellate, volume che si rapporta ai 650 milioni del frumento tenero, ai 700 milioni del mais e i 450 milioni di tonnellate del riso.
Quella del grano duro è una coltivazione che abbraccia un comprensorio geografico piuttosto circoscritto, coinvolgendo principalmente i paesi del Mediterraneo, il Nord America e l’Australia. Si tratta però di un prodotto di grande rilevanza per il made in Italy, con i pastifici italiani, principali utilizzatori, che all’estero destinano ormai oltre la metà della loro produzione. Basti pensare che nel 2011 sono ammontate a quasi 1,9 milioni le tonnellate di pasta esportate in più di 100 paesi. E che nei primi tre trimestri del 2012 le vendite all’estero hanno già sfiorato quota 1,4 milioni di tonnellate, mettendo in moto un giro d’affari di oltre un miliardo e mezzo di euro.
La produzione nazionale, da sola, non basta però a coprire le esigenze dell’industria che, anche per ragioni tecniche (necessità di miscelare i grani nazionali con varietà di forza), ricorre annualmente, per circa il 40% dei propri fabbisogni, a grani duri di importazione, prevalentemente di marca candese.
Tornando agli aspetti finanziari, i futures sono contratti di compravendita a termine che permettono di fissare il prezzo di una fornitura futura, in questo caso di grano duro. Sono contratti standardizzati, con caratteristiche cioè comuni a molti operatori e per questo liquidi, negoziati su mercati regolamentati e il cui buon fine è garantito dalla Cassa di compensazione, che agisce da mediatore divenendo di fatto l’acquirente del venditore e il venditore del compratore.
Non ci potranno essere, insomma, soprese di mancata consegna della merce o di mancato pagamento. Con i future, diversamente dai contratti forward, è quasi nullo infatti il rischio di controparte, grazie all’intervento della Cassa di compensazione. Quanto alla consegna fisica della merce, il sistema ruota attorno a una galassia di silos autorizzati. Si partirà dall’area di Foggia, una delle principali province per volumi di produzione, ma si potranno successivamente individuare anche altri centri di raccolta, nonostante si tenda in generale a preferire un unico punto di consegna.
I grani oggetto di compravendita sulla piattaforma Agrex saranno conformi alla normativa igienico-sanitaria dell’Unione europea, con parametri definiti in termini di peso specifico, proteine, umidità, impurità…
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