Come vanno i consumi
29 Luglio 2009Pubblichiamo gli ultimi dati sui consumi di pasta, relativi al primo trimestre 2009, e i conteggi APPF della produzione e dell’export di pasta fresca e gnocchi per l’anno 2008.
di Carlo Pisani
Un consumo tradizionalmente anticiclico. Che nelle fasi recessive rivela un’andatura in netta controtendenza rispetto alla dinamica generale.
È un po’ tutto il segmento dei prodotti alimentari ad arginare abitualmente la caduta della domanda finale nei momenti di crisi più acuta, come quello attuale. Con la pasta in particolare che, in concomitanza con i cicli economici negativi, realizza sul mercato domestico le migliori performance, beneficiando dello spostamento dei consumi verso i prodotti a minore costo unitario.Anche questa crisi, seppure connotata da alcune componenti di natura strutturale, più profonda tra l’altro e di dimensioni ben più allargate rispetto a quelle del più recente passato, sta avendo effetti propulsivi sui consumi finali di paste. Favorendo l’intero segmento di quelle tradizionali, incluse le fresche (meno le ripiene), e agevolando il settore con una sorta di effetto compensazione, in grado se non altro di bilanciare il ridimensionamento delle vendite all’estero rubricato nel 2008 e proseguito in questo avvio del 2009.
Il cambiamento di rotta, largamente preannunciato nelle pagine di Pastaria dedicate all’argomento, è documentato dai numeri positivi emersi dalle indagini sui consumi domestici condotte da Ismea-AcNielsen.
I dati più aggiornati, seppure solo di stima, indicano al riguardo, nel primo trimestre 2009, una crescita dei consumi a volume nell’ordine dell’1,5% per le paste secche di semola tradizionali. Una dinamica che corrobora il più 0,8% archiviato, secondo la stessa fonte, negli ultimi dodici mesi. E che distanzia di netto il risultato, sempre positivo, riferito all’intero aggregato dei prodotti alimentari, cresciuto a un tasso annuo dello 0,5% nel 2008 e dello 0,8% nel primo trimestre di quest’anno.[hidepost]
A favorire la ripresa delle paste alimentari, dopo la crisi del 2007, è stata anche la rapida retromarcia dei prezzi delle materie prime cerealicole, seguita all’impennata dell’inverno 2008.
Un veloce rintracciamento accompagnato da un progressivo allentamento delle tensioni sui prezzi praticati al consumatore, destinato a proseguire almeno per un altro trimestre.
L’ultimo dato dell’Istat, aggiornato ad aprile, attribuisce ai prezzi al dettaglio della pasta un aumento tendenziale nell’ordine del 6,9% (il confronto è con l’aprile 2008), la variazione, di fatto, più contenuta da ottobre del 2007 e distante ormai parecchie spanne dai rincari a doppia cifra (fino al 25,6% di agosto 2008) della scorsa estate.
Quanto basta insomma per rilanciare con decisione i consumi. Con i prodotti a basso costo unitario, primi piatti in primis, che hanno potuto anche beneficiare di una situazione congiunturale caratterizzata da una forte attenzione alla spesa da parte dei consumatori […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista [/hidepost]