Marketing 3.0 per la pasta fresca
20 Aprile 2011Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Marino Rossi al convegno del Pastaria Day, svoltosi a Rimini il 23 gennaio.
di Marino Rossi
L’intervento di oggi sarà volto a fare il punto sul marketing della pasta fresca.
Cercherò di imprimere a queste mie considerazioni un taglio pratico, ma mi scuserete se necessariamente parlerò anche di qualche concetto teorico che non si può trascurare.
Parliamo di pasta fresca italiana, un prodotto tipico di qualità il cui mercato vale circa 1 miliardo euro, pari al 25% del mercato totale della pasta, e cresce a tassi del 2/5 % annuo.
Il consumo pro-capite annuo è di 2,3 kg e il prezzo unitario medio di una confezione è circa 3,5 volte quello della pasta secca.
Il classico processo di marketing rispetta questi passi:
• bisogni del cliente;
• mercato come luogo dello scambio;
• coordinamento delle attività di marketing;
• profitti tramite soddisfazione del cliente.
Che vuol dire parlare di marketing?
Definiamo marketing un processo sociale mediante il quale individui e organizzazioni ottengono ciò di cui hanno bisogno e desiderano, creando e scambiando valori con altri.
Si parte dal consumatore, dai bisogni del mercato, che vanno soddisfatti.
Il profitto aziendale derivante dallo scambio, facilitato da attività coordinate di marketing, si ottiene tramite la soddisfazione del cliente.
Dal punto di vista aziendale è importante notare che la forte spinta al cambiamento proviene dal mercato, dal consumatore, sempre più complesso e “frastagliato”, con minor interesse alla quantità, maggiori esigenze e aspettative di prodotti di qualità e prezzo elevati, più capace di scegliere, con criteri nuovi.
Ha ancora senso il marketing? Non si tratta di una domanda provocatoria. Abbiamo un mondo globalizzato in veloce mutamento, che crea da un lato bisogni e consumi omologati in quasi tutte le società, dall’altro vede il ripresentarsi di fenomeni e atteggiamenti localistici.
Un mondo che consente a chi può e vuole di informarsi più a fondo, divenendo più esigente, refrattario ai vecchi messaggi pubblicitari, quindi infedele alle marche: ecco allora un nuovo consumatore che passa “di fiore in fiore” con grande volubilità.
Si delinea quindi una frattura tra due categorie di consumatori: “vecchio” e “nuovo” consumatore. [hidepost]
Il “vecchio” consumatore:
• non usa Internet, ha una bassa scolarità;
• è più anziano, “provinciale”;
• viene molto influenzato da media tradizionali (televisione);
• è più attento alla marca (nota);
• meno disposto a cambiare, a provare;
• è più diffidente/chiuso.
Si tratta per lo più di pensionati, casalinghe, extracomunitari, persone appartenenti a ceti umili.
è molto sensibile al prezzo.
Il “nuovo” consumatore: […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]