Il marketing sostiene il mercato della pasta alimentare
9 Ottobre 2012Il marketing della pasta alimentare alla luce dei recenti dati di mercato.
di Marino Rossi
Soffermarsi periodicamente ad analizzare i dati sul mercato della pasta è l’occasione di riflettere su molti aspetti, tra cui il ruolo del marketing che tanto ci sta a cuore.
Al di là infatti di teorie, strategie e tattiche, il frutto del lavoro degli uomini (e donne) di marketing si concretizza negli andamenti di mercato, e, come è noto, i numeri hanno sempre ragione.
Sappiamo bene che le dinamiche dei mercati dipendono da molti fattori, alcuni dei quali non possono certo essere previsti, fronteggiati e controllati dalla funzione marketing, come la congiuntura economica globale, i costi delle materie prime o dell’energia, i tassi di interesse e così via.
Ciò non di meno, i trend di mercato sono senza dubbio anche il risultato degli sforzi commerciali di chi opera quotidianamente delicate scelte di marketing.
Osservare quindi dati positivi inerenti al mercato italiano 2011 della pasta, così come l’inizio del 2012, ci induce a pensare che sia stato fatto, a livello globale, un buon lavoro di marketing, visto anche il contesto economico italiano ed europeo di crisi in cui ci si trova.
Per cominciare vediamo alcuni dati macro del settore pasta: il 2011 si è concluso con un aumento dei volumi del 1,7%, a fronte di una crescita a valore del 3 per cento. In cifra assoluta, la produzione ha superato la quota di 3,3 milioni di tonnellate, per un fatturato di circa 4,5 miliardi di euro: così l’Italia ha mantenuto la propria leadership planetaria, con una quota pari al 25% della produzione mondiale e al 70% circa di quella europea.
In classifica seguono gli Stati Uniti con 2 milioni di tonnellate, il Brasile con 1,3 milione di tonnellate e la Russia con 858 mila tonnellate. Nel 2011 le esportazioni di pasta italiana sono aumentate in valore dell’8%, con un +60% da record per l’export sul mercato cinese.
Il valore totale dell’export di pasta (1,8 miliardi di euro), ha visto numeri importanti soprattutto in Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone.
Va ricordato sempre che gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta al mondo, in quantità tre volte superiore a quella consumata in media da uno statunitense, da un greco e da un francese, cinque volte superiore a quella di un tedesco e di uno spagnolo, sedici volte superiore a quella di un giapponese. Dietro l’Italia seguono il Venezuela con 13 kg annui pro capite, e la Tunisia con 12, poi Grecia e Svizzera (entrambi con 10 kg a persona all’anno), e Stati Uniti (9 kg). In pratica un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è prodotto in Italia.
È un primato difficilmente battibile, almeno per il momento, quello del consumo in Italia di pasta, il principale simbolo della cucina italiana.
Fenomeni quali le nuove mode alimentari, la destrutturazione dei pasti e l’emergere di concorrenti innovativi nell’area del primo piatto hanno scalfito solo marginalmente l’abitudine al consumo di pasta.
Se la pasta secca resiste ma con un po’ di affanno, la novità degli ultimi anni è però la crescita della pasta fresca, trainata da operatori di successo in grado di promuoverla sapientemente.
Il mercato italiano ha assorbito nel 2011 in totale oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un giro d’affari di 2,8 miliardi di euro, anch’esso in lieve crescita.
In particolare, il comparto della pasta secca vale circa 2 miliardi di euro, mentre il mercato nazionale della pasta fresca ammonta a circa 800 milioni di euro.
Dato il consumo pro capite italiano, stabile intorno ai 28 kg annui complessivi, di cui 2,3 per la sola pasta fresca, si evince che il prezzo medio unitario della pasta fresca è circa 4 volte quello della pasta secca.
Quest’ultimo dato, che conferma quanto è noto da tempo e che chiunque può verificare nella propria esperienza quotidiana di consumatore di pasta, ci conforta nel considerare il comparto della pasta fresca come quello più adatto a sperimentare un marketing maggiormente articolato e sofisticato. [hidepost]
Se infatti, a parte alcune rilevanti eccezioni riguardanti imprese eccellenti, per lo più di nicchia (cui abbiamo dedicato spazio in questa rubrica), nel comparto della pasta secca lo strumento del prezzo e della promozione costituisce di gran lunga l’arma prevalente del marketing, al contrario la pasta fresca, proprio in quanto prodotto a maggior valore aggiunto e con una differenziazione dell’offerta ben superiore, si presta all’utilizzo di un ventaglio di strumenti più ampio.
La pasta fresca rappresenta ovviamente la principale alternativa alla pasta secca di semola.
Gli studi più attendibili confermano che i punti di forza della pasta fresca rispetto alla pasta secca sono essenzialmente l’elevato piacere del consumo e il contenuto di servizio […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]