Uno sguardo al marketing “reale” della pasta
3 Gennaio 2012Il marketing in concreto: il felice caso di un pastificio campano
di Marino Rossi
Chi ha la pazienza e la bontà di seguire abitualmente quanto viene pubblicato sulla nostra rivista riguardo al marketing della pasta avrà potuto notare che l’obiettivo di questi articoli è la divulgazione e l’illustrazione di idee, concetti e strumenti utili a migliorare la presenza e le attività sul mercato da parte del tipico piccolo-medio produttore di pasta.
Ovviamente questo obiettivo prevede spesso di trattare di temi in termini generali, senza particolari riferimenti alle attività specifiche e concrete di aziende precisamente definite. Risulta però assai interessante verificare periodicamente nel concreto come si comportano i produttori in carne e ossa, soprattutto alcune di quelle imprese emergenti che si caratterizzano per creatività e innovazione nel campo del marketing. L’occasione di “tastare il polso” del marketing “reale” si è presentata di recente durante una delle più note e frequentate fiere di settore. In tale occasione abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare a fondo alcuni imprenditori, che anche grazie alla reputazione della nostra testata volentieri ci hanno concesso tempo e attenzioni per spiegare in prima persona il loro approccio di marketing per la pasta.
Il primo incontro ha visto come protagonista il contitolare di una piccola impresa campana (circa una dozzina di persone), il quale si occupa anche di tutta la parte marketing e commerciale.
La coppia che ha fondato nel 2007 questa azienda proviene da una famiglia storica di produttori di pasta, per cui si può dire che queste persone hanno respirato pasta fin dalla nascita. L’idea comincia a farsi strada nel 2004, per rispondere all’esigenza di rivedere l’idea di pasta, coniugando tradizione con innovazione, nuovi valori, nuove idee: si trattava un po’ di reinventare la ruota, cioè di lavorare a un prodotto ben noto con grande inventiva, per portare sul mercato una ventata di novità. Il punto di partenza era la considerazione che la pasta fosse ormai un prodotto tradizionale, maturo, al punto da aver perso la sua dignità, fino a squalificarsi.
Ecco allora definirsi l’obiettivo dell’impresa: “fare la migliore pasta di sempre”, che viene ripetuto fino a diventare quasi un mantra tibetano. Una tale ambizione ebbe come corollario il principio di non definire a priori un’ipotesi di prezzo di vendita: il prezzo non doveva essere un problema, un vincolo, bensì la conseguenza delle caratteristiche di eccellenza insite nella pasta prefigurata. Il primo passo fu di effettuare una ricognizione sulla situazione del grano italiano: l’esito fu prevedibilmente poco entusiasmante, evidenziando la difficoltà nel disporre di grano nazionale di qualità eccellente. Il progetto prese allora il via col diretto coinvolgimento di tutti i possibili interlocutori, con l’obiettivo di costruire una filiera della pasta cortissima e totalmente controllabile. Ne conseguì logicamente l’idea di riunire insieme le figure chiave: pastaio, trafilaio, contadino, mugnaio. Coinvolgere tutti gli anelli della catena nel nuovo progetto fu l’approccio giusto per motivare le persone alla ricerca del meglio, ottenendo il massimo supporto sia in termini di impegno che di creatività e di assunzione di responsabilità: in questo modo ogni attore della filiera produttiva passa da semplice esecutore ad essere un protagonista del processo, con risultati qualitativi e motivazionali insuperabili.
La nuova azienda sorse come frutto di una comunione di intenti, una condivisione di idee e di valori. [hidepost]
Il principio di fondo che mosse fin da subito la proprietà fu di remunerare adeguatamente tutti i livelli della filiera per poter raggiungere l’obiettivo dell’eccellenza.
Si mise in moto un processo che ha ottenuto significativi risultati: ad esempio il grano italiano di alta qualità, che praticamente non esisteva, ora è una realtà; certo, bisogna pagarlo per quello che vale, riconoscendo il valore aggiunto delle corrette pratiche che garantiscono un simile prodotto, come la rotazione delle colture e il riposo dei terreni. Mantenere il corretto rapporto con la terra è un punto nodale della filosofia di questa azienda, per ricordare a se stessi, oltre che agli altri, che produrre un alimento base come la pasta è un atto a forte contenuto agricolo. La volontà di produrre una pasta di eccellenza come espressione di una tradizione e di un territorio doveva coniugarsi con la necessità di essere all’altezza dei tempi, ad esempio in termini di trasparenza e vicinanza alle nuove sensibilità dei clienti. In quest’ottica fu progettato e realizzato un sistema esclusivo di tracciabilità che permette a tutti di conoscere ogni fase del processo di produzione della pasta, di sapere quali sono i luoghi e le persone protagoniste di ogni atto inerente proprio il pacco di pasta che si è acquistato, dalla semina alla trafilatura al confezionamento […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]