L’export di paste italiane
27 Aprile 2010Un sguardo agli ultimi dati sull’export di pasta made in Italy, fresca e secca.
di Carlo Pisani
Europa baluardo contro la crisi per i pastifici italiani. Con l’export di paste tricolore che nei mercati del Vecchio Continente ha mantenuto, nel 2009, il suo zoccolo duro, consolidando una presenza che si era già irrobustita nel corso del 2008.
La recessione, che nel caso specifico delle paste alimentari ha avuto scarsi riflessi in termini di esportazioni, contrariamente a quanto riscontrato per altri “campioni” del made in Italy, non ha lasciato segni tangibili, se non un calo del fatturato oltre confine. Una flessione che non sembra peraltro da ricondurre al brusco stop dell’economia mondiale, considerando che i volumi esportati sono al contrario aumentati, ma unicamente alla prevista flessione dei prezzi del grano sui mercati internazionali, verificatasi dopo i forti rincari dell’inverno 2008, che ha ricondotto in un alveo deflattivo anche i listini dei prodotti industriali.
Guardando i dati sull’export, aggiornati dall’Istat a tutto novembre 2009, si evince il ruolo di bastione che l’Unione europea continua a svolgere, nonostante la crisi. Assorbendo a volume il 69% dell’export complessivo di paste italiane (ammontato a quasi un milione e 600mila tonnellate nei primi 11 mesi del 2009), una quota ulteriormente consolidata rispetto all’anno precedente, quando la stessa incidenza si fermava al 67,1%.
La contropartita è stata una riduzione del presidio oltre i confini comunitari. Un fenomeno che ha riguardato soprattutto il gruppo delle nazioni europee non appartenenti alla Ue, Russia in primis, dove l’import ha subito una rilevante battuta d’arresto, oltre a mercati di minor peso, come quelli africani o dell’America centro-meridionale.
Al contrario, seppure marginalmente, è cresciuta, al di fuori dell’area comune, l’incidenza del Nord America, balzata all’8,5%. Tengono Asia orientale e Medio Oriente, mentre perde quota l’export di paste nell’area oceanica, di riflesso a una minore presenza italiana sul mercato australiano. [hidepost]
Guardando i dati per paesi, la Germania, con una rappresentatività a volume del 20,7%, resta il principale sbocco commerciale (era al 20,2% nel 2008), grazie a un rafforzamento dell’export nel corso del 2009, cresciuto fino a novembre del 3,7% (il confronto è con i primi 11 mesi dell’anno precedente).
Dal 14,3% sale al 15,4% la quota della Francia, paese in cui le spedizioni di paste italiane hanno marciato a un ritmo ancora più accelerato (+9,3%). Si consolida la presenza dei marchi tricolore anche in Regno Unito, che ha assorbito il 14,1% dell’export complessivo, contro il 13,6% dell’anno precedente, grazie a un progresso del 5,1% delle spedizioni. In un’annata in cui l’anticiclicità del settore ha prodotto esiti positivi anche sul mercato a stelle strisce, nonostante il peggioramento del cambio euro/dollaro che ha ridotto il vantaggio competitivo delle merci europee. In Usa l’export di paste italiane è cresciuto a volume di oltre 6 punti percentuali, raggiungendo un’incidenza pari al 7,3%, contro il 6,9% dell’anno precedente. Qualche problema, la crisi, l’ha creato invece in Giappone. Con il paese del Sol levante che ha acquistato il 2,4% in meno dei volumi 2008, scendendo dal 5 al 4,8 per cento in termini di quota […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]