
Dazi USA, forte preoccupazione per la pasta italiana
30 Luglio 2025Il nuovo assetto doganale crea incertezza e rischia di penalizzare uno dei settori più dinamici del Made in Italy agroalimentare. Pastaria pubblica un’intervista a Luigi Cristiano Laurenza, segretario dei Pastai di Unione Italiana Food.
Avv. Laurenza, può aiutarci a chiarire i contorni dell’accordo appena siglato tra Unione Europea e Stati Uniti? Cosa cambia per i produttori di pasta?
Il documento in possesso dell’Unione Europea non è coincidente con quello in possesso dell’amministrazione americana, e questo già pone dei problemi: la percezione dell’accordo è diversa a seconda di chi lo interpreta. Una premessa che evidenzia il clima di incertezza che regna sull’argomento.
L’accordo prevede l’introduzione di un dazio del 15% su tutti i prodotti, con una possibile riflessione su alcune esenzioni per determinati settori. Non è chiaro se queste esenzioni verranno estese ad altri comparti, oppure se resteranno circoscritte a quelli di cui si è maggiormente parlato.
Questo 15% rappresenta un compromesso che sembra voler superare il rischio di un’adozione di dazi da parte dell’Unione Europea come contromisura a quelli imposti dagli Stati Uniti. Fino alla scorsa settimana, questa era una preoccupazione concreta: come Unione Italiana Food abbiamo sempre sottolineato che eventuali ritorsioni da parte dell’UE sarebbero state difficili da gestire, perché dazi applicati alle materie prime importate avrebbero potuto danneggiare l’intero comparto agroalimentare, non solo quello della pasta.
Il rischio, infatti, sarebbe stato duplice: da un lato l’aumento dei costi delle materie prime americane, dall’altro un effetto a catena su tutto il mercato internazionale delle materie prime. Un effetto boomerang che, almeno per il momento, sembra scongiurato con l’introduzione di questo dazio generalizzato al 15%, accompagnato da altri impegni assunti dall’UE – come l’acquisto di energia dagli Stati Uniti.
Come valuta Unione Italiana Food questo accordo? Quanto vale il mercato americano per la pasta italiana e qual è la stima dell’impatto economico per le aziende italiane del settore?
Per Unione Italiana Food si tratta di una notizia negativa. Esprimiamo forte contrarietà verso quello che è stato definito un compromesso: venivamo da una situazione già difficile, con dazi sulla pasta, e ora ci troviamo con una tariffa del 15%.
I dazi precedenti erano dazi antidumping (AD) e compensativi (CVD), quindi legati rispettivamente alla presunta vendita sottocosto e ai sussidi ricevuti. Li abbiamo sempre contestati, anche perché sono variabili e cambiano di anno in anno, in base a un meccanismo tecnico molto complesso. In ogni caso, un nuovo dazio che peggiora ulteriormente la situazione non può che essere accolto in modo negativo dal settore.
Il mercato statunitense è il secondo più importante per i pastai italiani, subito dopo la Germania (che assorbe il 19% delle nostre esportazioni). Gli USA rappresentano il primo mercato extra-UE, con il 13% dell’export complessivo. Considerando che le esportazioni di pasta italiana valgono circa 4 miliardi di euro, stiamo parlando di una fetta significativa.
È difficile stimare con precisione l’impatto economico di questo dazio, perché dipenderà da quanti consumatori americani rinunceranno alla pasta italiana a fronte dei rincari. Tuttavia, l’introduzione di barriere commerciali è chiaramente un ostacolo all’export verso un mercato in crescita.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda la mancanza di chiarezza: non è ancora certo se questo 15% si sommerebbe ai dazi AD e CVD già esistenti, oppure se li sostituirebbe. È un nodo che stiamo cercando di chiarire con urgenza.
Una contrazione delle esportazioni verso un mercato strategico come quello statunitense avrebbe effetti a catena su tutta la filiera, anche perché si tratta di uno sbocco non facilmente sostituibile. Gli Stati Uniti sono un mercato in forte espansione, al contrario di quello italiano, ormai maturo. Per questo la preoccupazione è concreta e diffusa.
Cosa chiede Unione Italiana Food al Governo italiano e alle istituzioni europee?
Unione Italiana Food è già in dialogo con le istituzioni: abbiamo chiesto, e stiamo chiedendo, una revisione dell’accordo, una riduzione o almeno una limitazione dell’impatto dei dazi. Il nostro comparto è già penalizzato da dazi variabili calcolati secondo un sistema complesso, che costituisce un peso rilevante per le aziende.
Chiediamo dunque alle istituzioni italiane ed europee di ascoltare le istanze dei pastai e di attivarsi per tutelare un’eccellenza del Made in Italy. Confidiamo nella sensibilità e nell’impegno di Roma e Bruxelles.
Infine, un messaggio ai pastifici italiani: come devono affrontare questo nuovo scenario commerciale? Quali strategie possono adottare per tutelare i propri interessi?
I pastai italiani hanno già dimostrato straordinaria capacità di resilienza, soprattutto negli ultimi anni, segnati da eventi come il rincaro delle materie prime (fine 2021 e 2022), la guerra russo-ucraina con i suoi effetti sull’energia, e naturalmente la pandemia da Covid-19.
L’invito che rivolgiamo al settore è quello di continuare a puntare sulla qualità, di raccontare con forza il valore di un prodotto vincente: nutrizionalmente valido, accessibile, sostenibile. La pasta italiana è un prodotto straordinario, capace di affrontare le sfide del domani – anche quelle poste da scenari commerciali difficili.