Gnocchi di patate con acido sorbico
8 Novembre 2010Il caso giuridico di un produttore del Nord Italia, i cui gnocchi, ad un controllo, sono risultati contenere una quantità di acido sorbico superiore ai limiti di legge.
di Lino Vicini
La semplice conoscenza della legge non è sufficiente al magistrato o all’avvocato per esercitare in modo tranquillo il proprio lavoro.
Chi si confronta quotidianamente con la professione legale infatti, deve studiare non solo il testo della norma, ma anche l’interpretazione che i giudici ne hanno dato fino al quel momento.
La lettura della giurisprudenza, ovverossia delle sentenze emesse nel corso degli anni dai tribunali e dalle corti nei vari gradi di giudizio, è pertanto indispensabile.
Dall’analisi delle sentenze si può comprendere quale è la reale e concreta applicazione della legge, in particolare quali sono le principale correnti interpretative, più o meno severe, seguite dai giudicanti.
Questi ultimi, infatti, secondo il pensiero illuminista, erano considerati semplice “bocca della legge”.
Ciò significa che nell’applicare le disposizioni normative non avrebbero dovuto svolgere alcuna attività interpretativa che necessariamente comporta una certa attività di elaborazione creativa del testo scritto.
A ben guardare, tuttavia, l’attività del giudice, non può limitarsi a quella teorica ed asettica ipotizzata dal filosofi dei lumi, ma comporta per forza di cose uno sforzo di adattamento delle regole astratte a casi concreti.
I giudici per decidere le questioni a loro sottoposte sono costretti in ogni caso ad interpretare e cioè adattare la legge che deve essere la base dei loro provvedimenti al caso concreto.
A questi concetti tradizionali della scienza giuridica si aggiunge infine il disposto espresso della legge fondamentale che regola il nostro ordinamento dal 1948. [hidepost]
L’art. 111 comma 6 della Costituzione dispone espressamente che tutti i provvedimenti giurisdizionali siano soggetti alla motivazione.
Tale disposizione garantisce nel processo penale il rigoroso rispetto della legge da parte del giudice a tutela della libertà di tutti i cittadini.
A questo primo aspetto fondamentale si aggiunge il controllo che le parti processuali (difesa e pubblica accusa) possono effettuare sulla decisione contenuta nella sentenza.
Infine, non va dimenticata l’ulteriore verifica del provvedimento da parte del giudice superiore eventualmente investito del giudizio di impugnazione.
In poche parole, la motivazione delle sentenze si pone come argine al potere di ogni giudice impedendo che la sua libertà di valutazione degeneri in arbitrio nonché invito alla ponderazione delle scelte da compiere e quindi in definitiva quale aiuto al “ben decidere” […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere il prossimo numero [/hidepost]