Pack per tutti i gusti
18 Giugno 2012Un viaggio tra le differenti tipologie di packaging adottate per preservare differenti tipologie di pasta: dal prodotto secco al fresco, dal surgelato ai piatti pronti.
di Elena Consonni
A ogni pasta il suo imballo, questo potrebbe essere il motto per definire il legame che lega il prodotto pasta al sistema di confezionamento. A seconda della tipologia di pasta – e soprattutto delle sue modalità di conservazione e della shelf-life attesa ? l’industria ha a disposizione diverse tipologie di packaging. Eccone una breve panoramica, a seconda delle tipologie di prodotto.
Pasta secca, tra plastica e cellulosa
La pasta secca è la più stabile da un punto di vista microbiologico, viene conservata a temperatura ambiente ed ha una shelf-life piuttosto lunga, che varia a seconda che si tratti di pasta di semola (che costituisce la quasi totalità della produzione nazionale), all’uovo o ripiena. Secondo i dati forniti dall’Istituto Italiano Imballaggio, le due tipologie di imballaggio più diffuse per questo prodotto sono la busta in film flessibili plastici (51%) e l’astuccio in cartoncino (40%). Il restante 9% è costituito da sacchetti in film plastico con fondo autoportante (5,5%) e sacchetti di carta (che costituiscono solo il 3,5% dei sistemi di confezionamento adottato). Due quindi le grandi famiglie di imballi disponibili: da un lato quelli plastici, dall’altro quelli cellulosici.
I primi sono costituiti da film flessibili, monostrato o poliaccoppiati. Essi garantiscono le migliori perfomances in termini di versatilità, perché si possono adattare a qualunque prodotto o formato, garantendo velocità di confezionamento e una certa economicità, che non è certo un elemento trascurabile operando su grande scala. Nell’ambito dei flessibili, il film più semplice è quello costituito da polipropilene (PP), una molecola largamente usata per le sue proprietà: trasparenza, saldabilità, permeabilità bassa all’acqua e alta all’ossigeno. Il polipropilene garantisce l’isolamento elettrico e resiste ad acidi, oli e alcool. Per migliorare le performance del film (per esempio nel caso di prodotti più delicati come la pasta secca all’uovo o quella ripiena) il polipropilene può essere abbinato, o meglio – usando il termine specifico – accoppiato, con strati di diverso materiale, come polietilene, polietilene tereftalato, EVOH, poliamide, poliolefine, polipropilene biorientato. [hidepost]
Quanto ai formati, per la pasta di semola si preferiscono gli astucci a cuscino (pillow-bag) saldati ai due lati, da 500 grammi o da chilo nelle confezioni per uso domestico, destinate al canale retail; quelle per l’Horeca, invece, possono arrivare a 10 chilogrammi. Per la pasta secca ripiena (una nicchia di mercato in calo) o per quelle all’uovo o dalla connotazione più artigianale, si predilige in genere il sacchetto con fondo piatto autoportante, aggraffato nella parte superiore oppure saldato e con l’apposizione di un cavaliere in cartoncino. I formati sono in genere più piccoli (250 grammi o 500 grammi).
Se nel caso di produzioni industriali il film è stampato, i sacchetti più artigianali riportano un’etichetta autoadesiva. Nei sacchetti dotati di cavalieri in cartoncino, […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri della rivista [/hidepost]