Pasta, mercato e private label
22 Febbraio 2012Fresche e ripiene sostengono i consumi sul mercato interno. Avanti tutta per l’export (+4% nei primi 9 mesi 2011). è quanto emerge dai dati presentati nel corso del Pastaria Day di Rimini da Nicola Lasorsa nella sua relazione economica.
di Nicola Lasorsa
Nelle condizioni di incertezza dell’attuale fase congiunturale, con la crisi conclamata dei debiti sovrani e l’incombente rischio di recessione in Europa (tecnicamente in Italia basta un secondo dato negativo, atteso già nel quarto trimestre 2011), il comparto pastario non sembra accusare i contraccolpi determinati dal peggioramento del ciclo, manifestando al contrario una buona capacità di resistenza.
Lo dicono i dati di produzione, che con 3,2 milioni di tonnellate segnalano nel 2010 una crescita dell’1,7% su base annua. Ma soprattutto lo documentano la più recente tenuta dei consumi di pasta secca sul mercato interno e l’ulteriore rafforzamento rilevato nel segmento del fresco.
Senza considerare l’ottima performance dell’export, che nel 2011 ha riportato in terreno positivo anche i fatturati.
Poche ma incontrovertibili risultanze – illustrate al Pastaria Day di Rimini nella relazione economica di Nicola Lasorsa – che confermano le doti anticicliche delle paste alimentari. Seppure in un contesto in cui le imprese, soprattutto le Pmi, denunciano crescenti difficoltà nell’accesso al credito, inasprimenti nei rapporti commerciali con la grande distribuzione e preoccupanti tensioni sul fronte costi di produzione, determinate principalmente dai rincari della componente energetica.
Al contrario, non emergono particolari problematicità nell’approvvigionamento delle materie prime, in un mercato che non presenta quest’anno squilibri nei fondamentali, né tanto meno situazioni di volatilità sul versante dei prezzi di frumenti e farine. In Italia il raccolto di grano duro, stando ai conteggi più recenti, avrebbe subito nel 2011 una contrazione di oltre il 7%, significativa ma meno marcata rispetto a quanto riscontrato a livello europeo (-11%). Su scala globale le stime dell’International grains council indicano, al contrario, una crescita produttiva del 3,2% rispetto alla scorsa campagna (la previsione è di 36 milioni di tonnellate), grazie soprattutto al contributo del Canada e al forte aumento in Nord Africa dove il raccolto è balzato ai massimi di sempre.
Riassumendo, ci sono insomma tutte le condizioni, per le imprese del settore pastario, per mantenere invariata la rotta anche nel 2012. A corollario di un’annata, il 2011, che lascia in eredità una sequenza di risultati positivi.
Scandagliando le diverse variabili, emergono dalle evidenze statistiche attestati di particolare soddisfazione dai dati sulle esportazioni, che nel 2010, con 1,8 milioni di tonnellate, hanno raggiunto un’incidenza del 56% sulla produzione.
A tutto settembre 2011 l’Istat certifica un’accelerazione dell’export al più 4%, dopo il 3,5% di aumento rubricato nell’intera annata 2010. Ma il dato più eloquente è il rimbalzo del 7,2% del fatturato oltre frontiera, che si è portato tra gennaio e settembre dell’anno scorso a 1,43 miliardi di euro, ribaltando il meno 1,8% del 2010. [hidepost]
Anche il mercato domestico non ha lesinato, finora, soddisfazioni al comparto. Le paste secche, seppure in una fase di esplicita debolezza dei consumi finali, non hanno mostrato segnali di cedimento, al pari di altri prodotti (riso incluso). I dati Nielsen annualizzati a giugno 2011 restituiscono al contrario una crescita, a volume, dello 0,1%, affiancata da un più robusto 2,3% registrato nel segmento delle paste fresche. Per quest’ultima tipologia emergono, nel dettaglio, progressi nell’ordine dell’1,5% per le paste ripiene e del 3,5% per le restanti referenze.
Anche i relativi fatturati esprimono performance […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]