Pasta secca, in Italia consumi in frenata nel 2013
11 Settembre 2013Nei primi tre mesi, in Italia, acquisti in calo dell’1,6%. Si salvano solo i discount.
di Carlo Pisani
Spunta il segno meno anche sui consumi di pasta secca nel 2013. C’è chi interpreta il dato come una “prevedibile” reazione della domanda a un’ulteriore riduzione del potere di acquisto delle famiglie italiane. E chi a questi numeri associa invece le ricadute di una crisi economica prolungata e di gravità eccezionale.
Un segnale, insomma, un po’ più preoccupante di una semplice inversione di tendenza. Dal momento che un prodotto anticiclico come la pasta secca, e in generale l’alimentare, se gira in negativo esprime qualcosa in più di una normale reazione difensiva del consumatore, alle prese con una seconda pesante recessione, dopo quella già sperimentata nel biennio 2008-2009.
Vediamo le cifre. In base alle rilevazione del panel Ismea-Gfk Eurisko nel primo trimestre 2013 gli acquisti di pasta di semola, che rappresentano il “nocciolo duro” del comparto, hanno accusato una contrazione quantitativa dell’1,6% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Ricordiamo che nell’intera annata trascorsa lo stesso dato aveva chiuso con il segno più, seppure limitato a un frazionale 0,2% rispetto al 2011.
L’anno scorso i consumi di pasta avevano insomma mostrato una generale tenuta. Ma quest’anno sembra che la situazione stia rapidamente mutando. Il meno 1,6% degli acquisti fisici assume infatti un significato ancora più preoccupante se si considera che, tra gennaio e marzo 2013, la spesa ha archiviato un tracollo del 10% secco.
L’alto tasso di promozionalità nella Gdo, con sconti pressoché costanti nel reparto paste dei supermercati, spiega il taglio draconiano del fatturato. Con gli acquisti, di fatto, che sembrano spostarsi, non in massa ma certamente per volumi considerevoli, sui prodotti in promozione, ma anche sui primi prezzi e sulle private label (prodotti a marchio del distributore) che da questa seconda ondata recessiva stanno guadagnando, sia in termini di quote che di consensi, su tutta la gamma delle referenze trattate (+6,2% il fatturato complessivo nel 2012).
Ma cosa celano i dati e soprattutto il pesante dietro front dei consumi che adesso coinvolge anche un prodotto di punta e a basso costo come le paste secche?
Innanzitutto bisogna meglio comprendere i fenomeni che sono alla base delle ultime due recessioni in Italia. La prima nel 2008-2009 – come spiega il Centro studi di Confindustria nel suo ultimo rapporto “Scenari industriali” – è durata ben sette trimestri, seppure non consecutivi, e ha comportato una caduta del Pil del 7,2%. A frenare l’economia è stato soprattutto il calo delle esportazioni (-21,7%), piuttosto che la caduta della domanda interna (-3,8%).
Diversamente la seconda recessione, ancora in atto, protrattasi finora per otto trimestri (record dal Dopoguerra), ha comportato una riduzione del Pil del 4,1% fino al primo trimestre 2013, ma è stata in questo caso unicamente determinata dal crollo della domanda interna (-11,7% fino a tutto il 2012), con l’export che è invece cresciuto…
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