Strategie di marketing per la pasta fresca
9 Luglio 2008Marketing collaborativo, territoriale e cooperativo sono gli argomenti che concludono l’analisi dei fondamenti di marketing per la pasta fresca, iniziata nel precedente numero di Pastaria
di Marino Rossi
Dopo aver illustrato, nell’articolo precedente (si veda l’articolo Il marketing per la pasta fresca, pubblicato sul numero 6 di Pastaria), il moderno concetto di marketing e di seguito una serie di questioni generali relative alla valorizzazione della pasta fresca, le strategie distributive, le strategie di internazionalizzazione, e l’aspetto emozionale dell’offerta di questo prodotto, concludiamo l’analisi dei fondamenti del marketing della pasta fresca.
Marketing collaborativo
La valorizzazione della pasta fresca necessita, è il caso di ribadirlo, di risorse finanziarie e di una precisa cultura di marketing.
Le imprese produttrici spesso non sono in grado di operare efficacemente in tal senso, a causa di svariati limiti strutturali e culturali, quali le dimensioni ridotte, la bassa attrattività verso professionisti qualificati ed esperti, le inferiori disponibilità economiche (a causa di un “effetto soglia”: al di sotto di un livello minimo l’investimento non ha efficacia).
I limiti culturali presenti spesso nelle piccole aziende determinano un approccio che possiamo definire di “marketing istintivo”, con strategie inconsapevoli, non razionali né chiaramente definite e esplicitate.
Queste non sono necessariamente sbagliate: ciò che emerge è anzi come spesso l’esperienza, la sensibilità e l’intuito del piccolo imprenditore gli permettono di compiere scelte azzeccate, ma non di rado ciò avviene con tempi e strumenti meno ottimali ed efficienti che se si fosse adottato un approccio più sistematico.
Una soluzione che può offrire risposte in tal senso va nella direzione del marketing collaborativo-collettivo.
Tale modalità di azione può concretizzarsi seguendo due linee diverse.
La prima consiste in alleanze tra aziende non omogenee per dimensioni e specializzazioni (che può realizzarsi tra produttori di prodotti diversi, come pasta fresca da un lato e sughi dall’altro).
Questo tipo di accordo vedrà una preminente iniziativa e un tendenziale predominio delle imprese maggiori, e conduce prevalentemente ad aggregazioni di tipo distrettuale.
La seconda consiste in alleanze tra aziende omogenee, tutte produttrici di pasta fresca: si tratta allora di un tipo di aggregazione interaziendale, che può assumere le forme di un accordo consortile.
A tale proposito l’esperienza insegna però che i consorzi tendono spesso a soffrire degli stessi limiti (strutturali e culturali) delle aziende associate […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista