La pasta mantiene le distanze dalla recessione

9 Ottobre 2012 Off Di Pastaria

Occhi puntati sui nuovi raccolti. Ma la siccità in Usa e nell’ex-Urss alimenta i timori di nuove fiammate sui prezzi del grano.

di Carlo Pisani

Un milione e mezzo di tonnellate. Continuerà ad orbitare attorno a questi livelli il consumo di pasta in Italia anche nel  2012. I dati dicono che al giro di boa di quest’anno non sono emersi particolari scossoni. I volumi sono rimasti di fatto ancorati a quelli già registrati nella prima metà del 2011. Ma non è escluso che un secondo semestre più vigoroso nella dinamica degli acquisti possa addirittura determinare una crescita nel dato di consuntivo dei dodici mesi.
Senza dubbio la pasta, quest’anno più che nel 2011, sta sfoggiando le sue note doti anticicliche, reggendo egregiamente all’urto della recessione in atto ormai da quattro trimestri. Stanno invece subendo i contraccolpi della crisi molte delle referenze alimentari: dalle carni al pesce, dall’ortofrutta alle bevande.
Complessivamente, l’Istat, nella rilevazione di maggio, indica in cinque mesi una flessione delle vendite al dettaglio per il reparto food & drink dello 0,1%. Un dato di per sé non allarmante, se non fosse che, nei valori correnti, incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. In pratica dietro al calo solo frazionale documentato dall’Istituto nazionale di statistica si cela una più profonda contrazione degli acquisti, stimata a volume (ovvero al netto dell’inflazione) in un meno 2,5%.
Va anche detto che la spesa delle famiglie per gli acquisti di pasta, considerato il tasso di promozionalità sempre molto elevato nei punti di vendita della grande distribuzione, potrebbe registrare un leggero ripiegamento, nonostante la tenuta (o la crescita) attesa dei volumi.  Anche se gli elementi statistici, al momento disponibili, fanno prevedere un graduale assestamento al rialzo dei prezzi al consumo che potrebbe di fatto contrastare questa tendenza. A giugno l’inflazione della pasta si è infatti portata al +2,2%, mentre appena un anno fa viaggiava a un ritmo esattamente dimezzato (+1,1%).
Un altro fattore che potrebbe esercitare alcuni condizionamenti sull’evoluzione del comparto è dato dai nuovi raccolti di frumento. Il quadro va lentamente definendosi, a trebbiatura ormai conclusa in Europa. Ma è noto che l’effetto combinato delle alte temperatura e della siccità, particolarmente allarmante in Usa e nell’intera regione del Mar Nero, avranno effetti rilevanti sul raccolto, non solo riducendone gli esiti quantitativi, ma pregiudicandone (in parte) anche la qualità.
Le ultime indicazioni degli analisti britannici dell’Igc, l’International grains council, parlano effettivamente di raccolti più scarsi per il grano duro, sia rispetto alle attese iniziali che nei confronti della scorsa campagna. A luglio la stima mondiale è stata rivista al ribasso di oltre un milione di tonnellate rispetto alle valutazioni di giugno. Con il grosso delle perdite concentrato nei  granai dell’ex-Urss e nelle campagne Usa.
Nei conteggi dell’Igc la produzione mondiale di grano duro è attualmente quantificata in 35,2 milioni di tonnellate, un livello inferiore del 4% a quello della scorsa campagna. Si tratta, in termini assoluti, di un milione mezzo di tonnellate in meno. A fronte però di un consumo che, seppure ribassato nelle indicazioni di luglio, supera il dato di produzione di mezzo milione di tonnellate, posizionandosi a livello globale a quota 35,7 milioni.
Le scorte, non particolarmente elevate, partono quest’anno da livelli analoghi a quelli della scorsa campagna (7,4 milioni di tonnellate). Un quantitativo sufficiente a soddisfare due mesi e mezzo di consumi, ma destinato a scendere, a fine giugno 2013, sotto la soglia dei 7 milioni.
Il Canada, primo esportatore mondiale (l’anno scorso l’Italia ha importato da Ottawa quasi 730mila tonnellate di frumento duro)  potrà comunque disporre di 4,6 milioni di tonnellate di grano (le superfici investite sono cresciute quest’anno del 17%), riservando all’export ancora un buon quantitativo (si stima fino a 3,8 milioni di tonnellate). Il raccolto, su base annua, è dato in crescita di quasi 10 punti percentuali, registrando un incremento ancora più sostenuto in Usa (da 1,4 a 2,3 milioni di tonnellate), come conseguenza del forte aumento delle semine a grano duro nel 2012 (+61%) […] La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri [/hidepost]