La pasta italiana in Cina, Giappone e Medio Oriente
20 Giugno 2009Pubblichiamo un’analisi tecnico-giuridica delle principali norme in materia di conformità di prodotto e di etichetta in vigore in Cina, Giappone e in alcuni paesi del Medio Oriente.
di Massimo Buonavita
I mercati asiatici stanno via via acquistando sempre più importanza per chi esporta prodotti alimentari, perché molti paesi appartenenti a quelle aree stanno conoscendo una fase di sviluppo economico che, tra le sue conseguenze, ha anche favorito l’avvicinamento di fasce sempre più ampie della popolazione ai beni alimentari importati.
In questo modo, la fama del made in Italy ha potuto espandersi anche in Asia, ed è questa la principale opportunità di marketing che accomuna tutte le aziende italiane che esportano in quei paesi.Ma queste considerazioni sono le uniche che possono accomunare i paesi che abbiamo deciso di trattare, scelti in quanto rappresentano probabilmente le aree asiatiche più interessanti per gli esportatori.
Infatti, a parte i tratti comuni dello sviluppo economico e dell’apprezzamento per il made in Italy, questi mercati sono giuridicamente molto diversi tra loro, ed il diritto alimentare che vige al loro interno (cioè il complesso di normative che riguarda la conformità dei prodotti e delle loro etichette) è comunque molto particolare.
Per questa ragione, abbiamo ritenuto opportuno trattarli separatamente.
Il mercato cinese: un “compromesso” tra sviluppo e protezionismo
Da diversi anni ormai la Cina è una meta ambita per chi esporta prodotti alimentari e, come al solito, la pasta fa parte dei generi maggiormente richiesti. [hidepost]
Tuttavia, alla richiesta di paste alimentari italiane da parte del mercato interno cinese non è seguito un processo di armonizzazione del diritto cinese a quello internazionale e comunitario al fine di facilitare gli scambi ma, al contrario, si è registrato un certo irrigidimento delle procedure d’ingresso dei prodotti, ed un atteggiamento tutto sommato definibile come “protezionistico” da parte delle autorità locali.
Ciò premesso, la normativa alimentare cinese di per sé non rappresenta un ostacolo insormontabile per le aziende italiane che intendono esportare nel paese, perché non esistono disposizioni specifiche in materia di paste alimentari (loro conformità di prodotto e di etichetta), e perché le norme generali esistenti sull’etichettatura presentano una struttura abbastanza simile a quelle comunitarie […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri della rivista [/hidepost]