Grano duro, +11% la produzione mondiale

11 Agosto 2015 Off Di Pastaria

Le previsioni del Dipartimento dell’agricoltura canadese fissano il raccolto 2015 a 36,4 milioni di tonnellate. Ma Ottawa parte con scorte quasi dimezzate. Balzo in avanti del 25% in Usa.

a cura del Centro studi economici Pastaria

Per ora numeri non ne circolano, per lo meno in Italia. Dove le operazioni di raccolta del grano duro sono partite con calendari differenziati, facendo segnare in alcuni casi rallentamenti e ritardi rispetto alla norma.

A procrastinare l’entrata delle mietitrebbie nei campi  (soprattutto al Centro Italia) sono state le condizioni climatiche, spiegano gli operatori. Che si dicono ancora incerti sugli esiti del raccolto, dal momento che l’eccesso di umidità (causato dalle piogge) verificatosi nel momento meno indicato, ovvero nella fase finale di maturazione delle spighe, avrebbe determinato, seppure in zone circoscritte, qualche problema di ordine qualitativo.

Senza dubbio la variabile meteorologica sta condizionando l’avvio della nuova campagna di commercializzazione, partita (ufficialmente a luglio) con prezzi sostenuti e soprattutto in aumento.

Basti considerare che sulla piazza di Foggia, mercato di riferimento per tutta l’area del Sud Italia, a fine giugno le migliori qualità (grani con contenuto proteico di almeno il 12%) hanno toccato il livello massimo di 315 euro per tonnellata, superiore di oltre il 10% a quello dell’anno scorso. Le avvisaglie di ripartenza dei prezzi si erano tuttavia registrate già nella seconda metà di maggio, quando il mercato, in attesa del nuovo raccolto, aveva captato i timori dei coltivatori, preoccupati dall’andamento meteo.

Difficile valutare per quanto tempo ancora i listini resteranno orientati al rialzo. Se ci sarà un proseguimento del trend attuale o se la curva dei prezzi tenderà ad appiattirsi, se non addirittura a invertire la direzione, lo diranno, a fine estate, i bilanci sui raccolti mondiali e le politiche dei paesi esportatori.

L’anno scorso, come è noto negli ambienti industriali, la carenza di grani nazionali con caratteristiche idonee alla produzione di semole e paste alimentari, ha fortemente aumentato il ricorso al prodotto estero soprattutto canadese.

Ottawa – dicono i numeri – resta di gran lunga  il primo produttore ed esportatore mondiale di frumento duro. Quest’anno potrà contare su un raccolto più robusto, avendo seminato più di 2 milioni di ettari (+16% rispetto al 2014) dopo gli ottimi guadagni e gli alti prezzi della passata stagione. Le stime più aggiornate, rilasciate dal Dipartimento dell’agricoltura canadese, parlano di una produzione di 5,8 milioni di tonnellate, contro i 5,2 milioni della scorsa campagna (+11,5%). Anche se le disponibilità complessive, che includono nei conteggi il livello delle scorte (quasi dimezzate nell’arco di dodici mesi), risulteranno, nel paese nordamericano, leggermente inferiori rispetto al 2014.

La stessa fonte ministeriale attesta la produzione mondiale di grano duro, nella campagna 2015/16, sui 36,4 milioni di tonnellate, in crescita dell’11% se confrontata con i 32,8 milioni della passata stagione, minimo assoluto da inizio anni Duemila.

Ancora nelle valutazioni globali, contrariamente a quanto previsto in Canada, si avrà comunque un effettivo incremento delle disponibilità complessive, seppure di un frazionale 0,7% su base annua. L’offerta mondiale, comprensiva degli stock presenti nei silos dei principali paesi produttori, è stimata sui 40,9 milioni di tonnellate. In un’annata in cui a spingere sull’acceleratore saranno anche gli Usa, paese in cui il nuovo raccolto di grano duro, grazie a un aumento delle superfici investite e a un previsto miglioramento di resa, dovrebbe portarsi a 1,8 milioni di tonnellate, da 1,44 milioni dell’anno precedente (+25%). Incrementi, peraltro piuttosto significativi, sono attesi anche in Nord Africa, con prospettive altrettanto soddisfacenti in Turchia. [hidepost]

In Italia, secondo produttore mondiale, considerando il guadagno di ettari rispetto alla scorsa campagna (l’Istat ha stimato una crescita delle superfici seminate del 3% in controtendenza rispetto al frumento tenero), il raccolto potrebbe leggermente aumentare o  confermare i livelli di un anno fa (circa 4 milioni di tonnellate).

L’anno scorso, a fronte di una carenza di grani con caratteristiche idonee alle lavorazioni industriali, le importazioni di frumento duro in Italia avevano raggiunto la cifra record di 2,8 milioni di tonnellate (contro 1,7 milioni scarsi del 2013), per metà rappresentate da frumenti canadesi.

Nel primo trimestre 2015 l’import ha tuttavia invertito la tendenza, riducendosi del 20% rispetto al gennaio-marzo 2014. Ma non le spedizioni da Ottawa, che hanno invece continuano a macinare progressi, superando in tre mesi la soglia delle 300mila tonnellate (+47%).

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