La pasta italiana in Australia e Nuova Zelanda
24 Settembre 2009Pubblichiamo un’analisi tecnico-giuridica delle norme in materia di conformità di prodotto e di etichetta vigenti in Australia e in Nuova Zelanda.
di Massimo Buonavita
L’Australia e la Nuova Zelanda, esattamente come accade per la Cina, il Giappone ed altri mercati asiatici di rilievo, sono mete abbastanza frequenti per il made in Italy e specialmente per quei prodotti che, come certa pasta, hanno una lunga shelf-life che ne permette il trasporto oceanico.
Come accade un po’ per tutti i paesi di tradizione anglosassone, vi è ormai una lunga tradizione commerciale basata sull’apprezzamento dei prodotti italiani da parte dei mercati locali, e radicata soprattutto sugli alimenti di base della gastronomia e della dieta italiana: in primis la pasta e l’olio extra vergine di oliva.
Ma, come al solito, bisogna conoscere bene i mercati destinatari dei prodotti se si vuole evitare di incorrere negli ostacoli legali e commerciali che variano a seconda del paese d’esportazione.Per quanto riguarda l’Australia e la Nuova Zelanda, occorre premettere che non esistono normative specifiche nel settore delle paste alimentari e che, di conseguenza, i prodotti italiani possono entrare liberamente nei mercati senza il rischio di essere bloccati a causa della loro composizione ingredientistica: come accade nella quasi totalità del mondo, il made in Italy ha le carte in regola con le legislazioni locali.
Si aggiunga inoltre che le regole da seguire per l’Australia e la Nuova Zelanda sono praticamente uniformi, fatta salva qualche particolarità relativa al diverso regime fiscale e doganale che ci può essere nei singoli territori che compongono i paesi (ricordiamo infatti che la loro organizzazione è di tipo federale): questo quadro di uniformità agevola notevolmente l’esportazione.
Non altrettanto familiare per l’azienda italiana, invece, è la normativa che regola l’etichettatura dei prodotti e la loro commercializzazione, contenuta nel Food Standards Code. [hidepost]
Esaminando il Food Standards Code, abbiamo pertanto individuato tre argomenti degni di approfondimento che riteniamo possano interessare l’azienda italiana che esporta, mettendola in guardia da alcuni frequenti intoppi nel corso della commercializzazione dei suoi prodotti.
Queste problematiche sono l’etichettatura nutrizionale, le particolari regole che disciplinano l’indicazione d’origine degli alimenti, e il regime sulle tolleranze nel calo del peso dei prodotti.
Le regole dell’etichettatura nutrizionale in Australia e Nuova Zelanda
In questi due mercati l’etichettatura nutrizionale è obbligatoria da diversi anni per tutti i prodotti alimentari.
Dunque tutte le etichette alimentari devono riportare una tabella nutrizionale, anche qualora non rechino informazioni o claims di tipo volontario che evidenzino le proprietà nutritive dei prodotti. […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista. Abbonati subito per non perdere i prossimi numeri della rivista [/hidepost]