Pastificio Gaetarelli
9 Novembre 2010La redazione
Ne è passato di tempo da quando, nel 1964 i fratelli Bruno e Angelo Gaetarelli avviarono un laboratorio di pasta fresca a Salò (Brescia). Il loro obiettivo allora era quello di proporre alla clientela le ricette di pasta fresca tipiche della tradizione locale, coniugandole con una lavorazione di alto livello. E dopo quarantasei anni i tre figli di Bruno, che ora sono i soci della società a responsabilità limitata che gestisce l’impresa, possono dire senza tema di smentita, di aver raggiunto quello scopo. Certo non è stata un’operazione semplice. Tutt’altro, è stata sinora una vera e propria vita di lavoro spesa per produrre qualità. Però oggi Massimo, Luca e Claudio sono titolari di un’azienda che oltre a detenere un patrimonio di tutto rispetto, vanta un capitale in termini di saperi, relazioni umane e valori. D’altronde l’impresa non è un semplice agglomerato di macchine e strutture, ma è fatta prima di tutto dalle persone, dal modo in cui operano e dalle relazioni che instaurano dentro e fuori le mura aziendali. Come lo stesso Massimo Gaetarelli, amministratore e direttore commerciale del Pastificio Gaetarelli ha tenuto a precisare: «il capitale più grande di un’impresa non sono le sue strutture ma chi ogni giorno dentro quell’impresa lavora. A qualunque titolo lo faccia». La consapevolezza della centralità delle risorse umane, all’interno dell’azienda, significa che ogni cosa viene impostata tenendo conto del fatto che i risultati si ottengono solo se c’è un team affiatato e collaborativo. [hidepost]
Inutile dire che questa filosofia e questi valori che per i Gaetarelli sono scontati, emergono in ogni aspetto dell’attività. La voglia di costruire, di creare cose nuove ma fortemente legate al territorio, il desiderio di crescere e di farlo assieme anche a tanti altri attori della zona, è stata non solo una politica lungimirante, ma anche particolarmente azzeccata, visti i numeri di bilancio. I Gaetarelli, come pochi altri, hanno capito in tempi non sospetti che lavorare con tutti gli attori della filiera e coinvolgere fortemente gli operatori locali era l’unico modo per far vivere un prodotto di qualità. Per renderlo unico, speciale, uguale a secoli fa, ma allo stesso tempo sempre diverso e per questo molto appetibile anche nei mercati internazionali […]. La lettura integrale è riservata ai possessori della rivista [/hidepost]